Le tracce del prodotto scoperte in un vasetto di 1800 anni fa.
Stagno, grasso animale e amido: è questa la ricetta di una crema di bellezza di 1800 anni fa, trovata in un vasetto romano venuto alla luce a Londra. Una crema che provata sulla pelle dà anche una sensazione piacevole. Parola di Richard Evershed, un ricercatore della , che, come descritto in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica "Nature", ha esaminato il contenuto del vasetto, l'ha ricostruito con ingredienti moderni e l'ha provato direttamente sul suo viso.
È la prima volta al mondo che una "confezione" di un antico cosmetico viene trovata con ancora parte del prodotto all'interno. La scoperta è avvenuta tra i resti di un tempio della capitale britannica e risale alla metà del II secolo dopo Cristo, il periodo in cui l'impero romano aveva raggiunto l'apogeo della sua gloria.
L'occasione era ghiotta dunque per studiare la composizione della crema e riprodurla con ingredienti moderni. Grazie alle analisi chimiche, Evershed è riuscito a scoprire che l'80% del prodotto è fatto da grasso animale, proveniente o da mucche o da pecore, e da amido, in quantità uguali. Il grasso probabilmente era stato scaldato per essere sbiancato, (lo dimostra il fatto che alle analisi è risultato completamente privo di colesterolo), mentre l'amido era stato ottenuto facendo bollire acqua e cereali o radici. Il resto della crema è composto da ossidi di stagno. La crema era usata probabilmente come fondotinta.
La presenza dello stagno sembra far propendere i ricercatori verso l'ipotesi che non avesse scopi medicinali. La letteratura medica dell'epoca, infatti, non segnala eventuali proprietà curative attribuite a questo metallo. Al contrario, per le creme di bellezza spesso veniva usato un composto a base di piombo (la cosiddetta cerussa), che serviva a dare consistenza e opacità alla crema. A partire dal II secolo dopo Cristo, però, si scoprí che questo metallo poteva essere tossico per l'organismo: lo stagno quindi divenne un buon sostituto, perché offriva risultati paragonabili e, fra l'altro, era abbondante nell'Inghilterra di allora grazie alle miniere della Cornovaglia.
ADI, Eurodoc e Accademia dei Lincei chiedono al governo italiano di riconsiderare la sua posizione negativa.
Colpendo il turismo, il clima impazzito potrebbe danneggiare l'intera economia europea e mondiale.
Pubblicata su "Nature Materials" di dicembre una ricerca italo-tedesca che mette in rilievo un nuovo principio fisico.
I dati raccolti da un satellite nippo-americano dimostrano che El Niño è la componente principale che influenza le precipitazioni mondiali.
Sono 24 i miliardi di anni che ci separano dal giorno del giudizio. Lo dimostra la velocità di alcune supernovae.
La matematica indica il modo migliore per copiare il modo con cui gli insetti riescono a scalare le pareti verticali.
Ecco che cosa succederà alla politica scientifica americana nel secondo mandato di George W. Bush.
La prima immagine di un oggetto celeste che emette raggi cosmici "scattata" da un complesso astronomico in Namibia.
Io, Ganimede e Callisto si allineano per offrire una spettacolare immagine del gigante del Sistema solare.
I raccolti dei cereali sono in crisi in tutto il mondo, colpa dei problemi legati ai cambiamenti climatici. E questo potrebbe riflettersi sui prezzi.
Calo dell'80% in pochi decenni del krill, l'anello principale della catena alimentare dei mari antartici.
L'esplosione di una supernova 2 milioni e 800 mila anni fa potrebbe aver causato i cambiamenti climatici che spinsero gli ominidi ad abbandonare le foreste.
La reazione a catena controllata scoperta nelle rocce ricche di uranio di Oklo è dovuta alla presenza di acqua.
Quattro anni di studi hanno dimostrato che il riscaldamento globale inizia a mostrare i suoi effetti sulla regione artica.
Il passaggio ravvicinato della sonda Cassini-Huygens non ha ancora svelato del tutto le caratteristiche della superficie della luna di Saturno.
La straordinaria attività registrata da ricercatori tedeschi non può essere però l'unica causa del riscaldamento globale.
L'indizio cruciale è stata la velocità della stella compagna, tre volte superiore a quella delle altre stelle vicine.