A poche settimane dal voto gli scienziati tirano le somme sugli scontri televisivi dei due candidati alla presidenza USA
Ci siamo, il 4 novembre gli elettori americani decideranno il loro nuovo presidente. Finiti i clamori dei tre seguitissimi dibattiti televisivi è ora di tirare qualche somma come ha fatto Willliam Benoit professore di comunicazione all'Università del Missouri, secondo il quale gli attuali aspiranti alla carica di presidente non si sono comportati diversamente dai predecessori.
Durante i dibatti infatti sia Obama che McCain hanno usato interventi positivi per il 57% delle volte (56% è la media dei precedenti), attaccato il 35% (uguale alla media passata) e il 7% delle volte si sono difesi o hanno negato le affermazioni dell'altro (8% la media precedente).
Nel complesso i due candidati sono molto vicini: Obama stabilisce un 34% di attacchi, contro il 36% di McCain. La grossa differenza sta nella distribuzione degli attacchi durante i tre incontri: in un paio di occasioni McCain si è aggirato intorno al 34%, arrivando però fino al 40% nel dibattito finale. Le percentuali di Obama invece sono scese costantemente, partendo dal 42% per arrivare al 24% nell'ultimo. Questo andamento potrebbe riflettere le proiezioni elettorali, che hanno dato Obama in costante crescita.
Entrambi i candidati in generale hanno attaccato il rivale maggiormente su basi politiche che personali. La percentuale degli attacchi personali di McCain però è cresciuta nel corso dei tre incontri, arrivando solo nell'ultimo a superare quelli politici.
Non è chiaro se questi dati possono fornire indicazioni su chi sarà il vincitore. Nelle occasioni passate c'è stato un certo vantaggio del candidato che si era dimostrato più aggressivo (in questo caso McCain). Allo stesso tempo però i vincitori di solito sono coloro che sottolineano maggiormente gli argomenti politici rispetto a quelli personali e che focalizzano i loro attacchi sulla politica (come ha fatto Obama).
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