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Deregulation climatica

Nonostante le crescenti preoccupazioni mondiali sul clima, l'Italia sceglie di non rispettare gli accordi europei sulle emissioni di gas serra

Una ciminiera

Silvio Berlusconi, primo ministro italiano, chiede all'Europa di “avere più tempo per approfondire il problema dei costi per l'anidride carbonica”. In sostanza quello che Stefania Prestigiacomo, ministro dell'ambiente, chiederà al Consiglio ambiente dell'Unione europea, che si riunisce oggi in Lussemburgo, è di rivedere i limiti per le quote di emissioni per il nostro Paese stabilite in base al protocollo di Kyoto.

Il governo italiano in pratica critica la politica europea del numero 20: il raggiungimento entro il 2020 del 20% della produzione energetica da fonti rinnovabili, il miglioramento del 20% dell'efficienza energetica, cioè la diminuzione delle importazioni, e diminuzione, sempre del 20%, delle emissioni di anidride carbonica. Con la giustificazione dell'attuale difficile situazione economica e finanziaria mondiale, Silvio Berlusconi soprattutto protesta per la spesa eccessiva che l'Italia ha dovuto affrontare per tenere fede a questi obiettivi negli anni passati.
In realtà fonti europee contestano questa cifra, che l'attuale governo stima essere stata di 18,2 miliardi di euro, pari al 1,14% sul Pil. Stavros Dimas, commissario europeo per l'ambiente ritiene che la somma spesa dall'Italia si aggiri in realtà fra i 9,5 e i 12,3 miliardi di euro.

Berlusconi ritiene che la richiesta italiana sia ragionevole, in quanto il nostro paese sarebbe affiancato da ben altri nove stati europei. I paesi in questione provengono tutti dall'area est-europea (Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania) la cui fragile economia è messa a dura prova dalla recente crisi finanziaria.

Il voltafaccia italiano avviene proprio quando le preoccupazioni mondiali verso i cambiamenti climatici diventano parte anche dell'agenda elettorale statunitense. Entrambi i candidati alla presidenza infatti intendono, come riporta il New York Times, apportare un notevole cambiamento rispetto alle politiche energetiche e ambientali di Bush, nella direzione di una maggiore sostenibilità. Il modello cap-and-trade europeo (che prevede la possibilità di negoziare le quote di emissioni fra i vari paesi) è stato lodato recentemente da alcune ricerche americane, che hanno dimostrato la sua efficacia.

L'attuale presa di posizione italiana rischia di scatenare un effetto domino che potrebbe portare effetti disastrosi sull'ambiente globale. Ora non resta che attendere la risposta europea.

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