L’aumento di CO2 sta trasformando gli oceani in ambienti ostili alla vita
Il gruppo di Andreas Oschlies dell’Istituto di Scienze Marine di Kiel, in Germania, ha ideato un nuovo modello globale per il clima, la circolazione degli oceani e il ciclo biogeochimico, basato sui dati attuali, per estrapolare gli effetti dell’alterazione del carbonio e dei nutrienti sull’ossigino disciolto nelle acque degli oceani.
Hanno scoperto che l’aumento di CO2 avrà effetti limitati alle latitudini medie e alte, ma negli oceani tropicali il volume delle acque con livelli minimi di ossigeno aumenterà notevolmente. Questo succederà a causa del fatto che i batteri presenti negli oceani si nutrono delle alghe in decomposizione, che, a causa dell’eccesso di CO2, prospereranno in maniera esagerata. L’eccesso di CO2 rappresenta infatti un eccesso di nutrimento, che genera una sovraproduzione di alghe. Quando le alghe muoiono vengono decomposte dai batteri, che nel processo consumano prima l’ossigeno e poi i nutrienti.
Attualmente nelle profondità oceaniche a decine o centinaia di metri di profondità, ampie zone di oceani tropicali hanno un basso contenuto di ossigeno e risultano quindi ostili alla maggior parte delle forme di vita. Queste zone sono sensibili ai cambiamenti climatici, tuttavia il riscaldamento globale e la dimunuzione della circolazione non riescono a spiegare gli effetti che si osservano. Il modello di Oschlies potrebbe fornire l’ulteriore fattore che spiega ciò che si osserva. Se il contenuto di ossigeno continuerà a diminuire, la situazione potrebbe causare gravi perdite per gli ecosistemi, come successe nel periodo Permiano, circa 250 milioni di anni fa, quando una drastica diminuzione dell’ossigeno causò un’estinzione di molte forme di vita terrestre e marina.
La riceca è stata pubblicata su Oschlies, A., Schulz, K., Riebesell, U. & Schmittner, A. Glob. Biogeochem. Cycles doi:10.1029/2007GB003147 (2008).
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