In un Universo più denso di quello di oggi, la vicinanza fra stelle potrebbe aver favorito la loro fusione, provocando queste enormi esplosioni di raggi gamma.
I gamma ray burst, le più grandi esplosioni mai avvenute nell’Universo ad esclusione del Big Bang, sono risultate inaspettatamente frequenti nei primi anni di vita del cosmo. Questa frequenza potrebbe essere un dato cruciale per permetterci di individuare la ragione scatenante queste palle di fuoco titaniche.
Il team di Matthew Kistler dell’Università dell’Ohio, con sede a Columbus, ha esaminato ben 44 tra i gamma ray burst più antichi. Si pensa che queste esplosioni abbiano luogo all’interno di stelle molto massicce in modo tale che la frequenza con cui si presentano dipenda dal tasso col quale questo tipo di stelle si forma.
Nonostante ciò, il team di Kistler è rimasto sorpreso dal fatto che, quando l’Universo era soltanto un quinto delle sue attuali dimensioni, i gamma ray burst erano ben quattro volte più comuni di quello che suggerirebbe il tasso di formazione delle stelle.
Alcuni studiosi spiegano questo fenomeno ipotizzando che i gamma ray burst si formino nel momento in cui le due stelle di un sistema binario confluiscono una nell’altra.
In un Universo assai più denso di quello attuale, il numero maggiore di stelle che si formavano dava vita a una maggiore frequenza di incontri fra sistemi binari e stelle sciolte che andavano a intromettersi con altri sistemi.
Una frequenza così alta che avrebbe favorito l’aumento vertiginoso del tasso di fusione fra corpi celesti alla base dell’esplosioni di raggi gamma.
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