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Svelata l'origine dei lampi brevi di raggi gamma

Un satellite della NASA e vari telescopi terrestri e spaziali sono riusciti nell'impresa.

I lampi di raggi gamma sono causati dallo scontro tra stelle ormai spente. La conferma arriva dai dati raccolti dal satellite della NASA HETE-2 (High Energy Transient Explorer) che è in orbita dal 2000 e che recentemente è stato affiancato nella sua missione di osservazione dei raggi gamma dal satellite Swift.

I lampi di raggi gamma sono di due tipi diversi: quelli lunghi (la cui durata è di oltre i 2 secondi e sono generati dal collasso di giovani stelle massicce, evento che genera un buco nero). E quelli brevi, di difficile osservazione, proprio perché molto rapidi. La teoria sosteneva che questi lampi brevi fossero generati dallo scontro tra due stelle di neutroni o tra una stella di neutroni e un buco nero. Alcuni astronomi pensavano però che fossero emessi dalla stessa fonte di quelli lunghi o da stelle di neutroni magnetiche, chiamate magnetar.

HETE-2 ha avuto la fortuna lo scorso 9 luglio di osservare un lampo breve di raggi gamma durato soltanto 70 millisecondi. Gli strumenti a raggi X imbarcati sul satellite hanno seguito il lampo a ritroso nello spazio e alla caccia della sua origine si sono anche uniti i telescopi spaziali Chandra e Hubble e quello terrestre ottico danese di La Silla in Cile.

Quest'ultimo ha colto il bagliore del lampo nella luce visibile permettendo di individuare la regione da cui proveniva: la periferia di una galassia a miliardi di anni luce dalla Terra. Si è calcolato poi che il lampo era mille volte meno energetico delle sue controparti lunghe ma ancora troppo energetico per provenire da una magnetar.

La sua posizione, poi, lontano dal centro della galassia, ha suggerito che provenisse da un oggetto antico piuttosto che da una stella giovane che collassava. Insomma, tutti i dati confermavano l'ipotesi che i lampi brevi di raggi gamma arrivassero dalla collisione tra due stelle di neutroni o tra una stella di neutroni e un buco nero. I dati sono stati pubblicati sulla rivista "Nature" (vol.437, 6 ottobre 2005)

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