I grandi rettili volanti riuscivano a prendere il volo e a tornare a terra usando parte delle loro ali come veri e propri flap.
I grandi rettili volanti, i pterosauri, riuscivano ad atterrare e decollare grazie a un trucco usato oggi dai moderni jet: ogni ala infatti aveva dei flap che dava loro la portanza necessaria per atterrare a bassa velocità o per decollare da luoghi pianeggianti da dove non era facile alzarsi, lasciandosi cadere da un dirupo per poi veleggiare nel vuoto.
La scoperta, pubblicata sulla rivista "Proceedings of the Royal Society B", potrebbe consentire di svelare un mistero che resiste da molto tempo e cioè come i pterosauri riuscissero a ottenere una portanza sufficiente a volare, rispetto a delle ali che sembravano inadeguate.
Per anni i paleobiologi hanno cercato di svelare questo mistero, ma solo recentemente un nuovo fossile di pterosauro ha consentito di ottenere delle risposte. Il fossile è stato esaminato da Matthew Wilkinson, dell'Università di Cambridge che ha scoperto l'esistenza di questi flap.
Ma come volavano questi rettili? Wilkinson ha esaminato uno dei rari reperti in tre dimensioni, delle lunghe dita che nei pterosauri sostenevano la membrana alare trovato nel sito brasiliano di Santana, e ha scoperto che il dito consentiva ai pterosauri di muovere all'indietro o in avanti la parte anteriore della membrana permettendo di avere così una portanza maggiore.
L'esperto ha anche costruito in laboratorio un modellino in alluminio e nylon di questo vero e proprio flap e lo ha provato in una galleria del vento. I risultati hanno dimostrato che l'ala aveva una straordinaria capacità di portanza, aumentandola di circa il 30% nei decolli e consentendo degli straordinari angoli di attacco dell'ala rispetto al flusso d'aria. In questo modo erano possibili anche decolli da fermo, e non dai cigli delle montagne sfruttando il vuoto sottostante. Questo flap, d'altra parte, consentiva riduzioni di velocità del 15% negli atterraggi.
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