Ricercatori italiani hanno scoperto che la gravità viene analizzata dal sistema di equilibrio del cervello e non solo dal sistema visivo.
I movimenti imposti dalla forza di gravità agli oggetti che cadono vengono analizzati dal sistema di equilibrio del cervello, la corteccia vestibolare. E non, come si pensava fino a oggi, dal solo sistema visivo. A scoprirlo ricercatori della Fondazione Santa Lucia e dell'Università di Tor Vergata che hanno pubblicato un articolo sulla rivista "Science".
Il gruppo di ricerca si è avvalso di alcuni soggetti cui sono state mostrate le immagini di un pallone da calcio lanciato verso l'alto e poi in ricaduta; utilizzando la risonanza magnetica funzionale gli scienziati hanno dimostrato che la corteccia vestibolare si attiva partendo dalle informazioni iniziali sulla traiettoria e dal valore memorizzato della gravità terrestre, e riesce a calcolare esattamente il momento in cui il pallone ricade a terra.
La conferma che il cervello usa un valore già memorizzato dell'accelerazione gravitazionale e non il valore misurato al momento è stata ottenuta alterando il valore dell'accelerazione del pallone, in alcune prove e a insaputa dei soggetti esaminati: in questi casi la corteccia vestibolare non si attivava più e i soggetti coinvolti non erano più in grado di prevedere con precisione l'istante di arrivo a terra del pallone.
Si è cosí dimostrato che il sistema vestibolare non è un sistema di orientamento generico, ma mantiene memorizzata una specifica legge fisica, quella di gravitazione scoperta da Galileo Galilei e Isaac Newton. La memoria della gravità terrestre è messa a disposizione dalla corteccia vestibolare a quasi tutti i nostri organi di senso: all'organo labirintico dell'equilibrio, alla vista, all'udito, al senso di posizione degli arti nello spazio. Alterazioni patologiche di questo sistema possono causare perdita del riferimento verticale, vertigini, nausea, compromissione dell'equilibrio posturale e instabilità del cammino.
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