I dati raccolti da un satellite nippo-americano dimostrano che El Niño è la componente principale che influenza le precipitazioni mondiali.
Le redini delle piogge globali sono tenute saldamente in mano da El Niño. Lo dimostra uno studio realizzato da ricercatori della NASA e dell'Agenzia Spaziale Giapponese che hanno usato i dati raccolti dal satellite Tropical Rainfall Measuring Mission (TRMM). I dati, pubblicati sulla rivista "Journal of Geophysical Research-Atmospheres", sono serviti a identificare le zone del pianeta dove nel periodo compreso tra il 1998 e il 2003 ci sono stati i più grandi cambiamenti nelle precipitazioni atmosferiche. Secondo i ricercatori, guidati da Ziad Haddad e Jonathan Meagher del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, la componente principale di questo cambiamento nelle precipitazioni è data da El Niño.
Si sapeva già ad esempio, che durante El Niño, le regioni dell'Indonesia e quelle del bacino amazzonico nordorientale soffrivano di scarse precipitazioni, mentre erano colpite da piogge più intense del normale durante La Niña. Si sapeva inoltre che non c'era una grande influenza di questi fenomeni climatici sulle precipitazioni nel Pacifico Occidentale o nel Golfo del Bengala.
Fino al lancio di TRMM nel 1997 però non esistevano strumenti in grado di stimare il totale globale delle precipitazioni. Il satellite usa una tecnologia basata sulle microonde per analizzare le nuvole e stimare la quantità di pioggia in esse contenute. In questo modo è stato possibile stimare anche quanta pioggia cade sull'oceano nelle regioni tropicali, cosa prima impossibile. I ricercatori sono quindi riusciti a creare un vero e proprio indice delle precipitazioni su scala globale che è stato esteso fino al 1950 grazie ai rilevamenti delle stazioni a terra. E i dati dimostrano inequivocabilmente che a determinare il totale delle precipitazioni globali è proprio El Niño.
Gli scavi in un sito della Carolina del Sud svelano manufatti umani di 50 000 anni fa. Ma non tutti gli esperti sono convinti.
La data di inizio delle vendemmie svela che il 2003 è stata l'estate più calda degli ultimi 600 anni.
Un successo il volo dell'aereo sperimentale spinto da un rivoluzionario tipo di reattore: lo scramjet.
La capacità di correre su lunghe distanze ha dato agli esseri umani un vantaggio competitivo sulle altre specie.
La sonda europea ha portato a termine con successo la prima fase della missione: un lungo volo a spirale per dimostrare l'efficienza del motore a ioni.
Cade l'ipotesi dei cambiamenti climatici all'origine della scomparsa dei grandi rettili.
Dovrebbe fornire ai soldati dati in tempo reale sul campo di battaglia: ma ci sono grossi ostacoli tecnici.
La pelle di alcuni grandi rettili erbivori era strutturata in modo molto simile ai materiali compositi usati oggi.
ADI, Eurodoc e Accademia dei Lincei chiedono al governo italiano di riconsiderare la sua posizione negativa.
Colpendo il turismo, il clima impazzito potrebbe danneggiare l'intera economia europea e mondiale.
Pubblicata su "Nature Materials" di dicembre una ricerca italo-tedesca che mette in rilievo un nuovo principio fisico.
Sono 24 i miliardi di anni che ci separano dal giorno del giudizio. Lo dimostra la velocità di alcune supernovae.
La matematica indica il modo migliore per copiare il modo con cui gli insetti riescono a scalare le pareti verticali.
Ecco che cosa succederà alla politica scientifica americana nel secondo mandato di George W. Bush.
La prima immagine di un oggetto celeste che emette raggi cosmici "scattata" da un complesso astronomico in Namibia.
Le tracce del prodotto scoperte in un vasetto di 1800 anni fa.
Io, Ganimede e Callisto si allineano per offrire una spettacolare immagine del gigante del Sistema solare.
I raccolti dei cereali sono in crisi in tutto il mondo, colpa dei problemi legati ai cambiamenti climatici. E questo potrebbe riflettersi sui prezzi.
Calo dell'80% in pochi decenni del krill, l'anello principale della catena alimentare dei mari antartici.
L'esplosione di una supernova 2 milioni e 800 mila anni fa potrebbe aver causato i cambiamenti climatici che spinsero gli ominidi ad abbandonare le foreste.
La reazione a catena controllata scoperta nelle rocce ricche di uranio di Oklo è dovuta alla presenza di acqua.