La capacità di correre su lunghe distanze ha dato agli esseri umani un vantaggio competitivo sulle altre specie.
Una combinazione di tratti fisiologici apparentemente casuali, emersi al momento della separazione tra il ramo evolutivo degli scimpanzé e quello degli ominidi, ha dato ai nostri progenitori un grande vantaggio evolutivo: una grande capacità di correre. Questa ipotesi è stata proposta da due ricercatori americani, Daniel Lieberman, professore di antropologia all'Università di Harvard e Dennis Bramble, un biologo della Utah University in un articolo pubblicato sulla rivista "Nature".
I tratti fisiologici presi in esame sono molto diversi gli uni dagli altri: vanno dai tendini elastici sul retro delle gambe e dei piedi, ai muscoli delle natiche, passando per una piccola cresta alla base del cranio e alle spalle spaiate rispetto alla testa.
"Queste caratteristiche fanno degli esseri umani degli ottimi corridori che sulla lunga distanza possono superare anche i cani", dice Lieberman che sottolinea come la capacità di correre sia stato un vantaggio competitivo per gli ominidi. Grazie alla corsa, infatti, potevano competere con gli altri carnivori per le proteine animali necessarie poi alla crescita del grande cervello che contraddistingue gli esseri umani. "La corsa — aggiunge Bramble — ha fondamentalmente delineato il modo con cui si sono evoluti gli esseri umani, almeno dal punto di vista anatomico".
La ricerca dei due scienziati è partita dalla constatazione che i maiali sono pessimi corridori. A differenza dei cani e degli uomini, i maiali sono infatti privi di una piccola cresta alla base del cranio o cresta nucale che ha il compito di tenere collegati vari tessuti che a loro volta tengono la testa stabile durante la corsa. I due scienziati hanno poi evidenziato l'assenza di questa cresta nelle specie di scimmie pre umane. Da qui hanno ricostruito tutta una serie di organi che ci rendono più facile la corsa: dal gluteus maximus, un muscolo che stabilizza le natiche, al tendine di Achille.
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