Gli scavi in un sito della Carolina del Sud svelano manufatti umani di 50 000 anni fa. Ma non tutti gli esperti sono convinti.
Nuova benzina sul fuoco del dibattito su quando fu colonizzata l'America. Analisi al radiocarbonio condotte dal ricercatore della University of South Carolina Albert Goodyear mostrano che un sito paleoindiano in Carolina del Sud, quello di Topper, è stato abitato fin da 50 000 anni fa. Fino a oggi, invece, si riteneva che i primi uomini fossero arrivati in America 13 000 anni fa, attraverso il ponte di terra che collegava allora l'America all'Asia nella zona dell'odierno Stretto di Bering.
I primi scavi condotti nel sito risalgono al 1998 quando Goodyear scoprí tracce del passaggio di esseri umani risalenti a circa 16 000 anni fa. Il sito quindi, entrò già allora di diritto tra quelli più controversi d'America, che sembravano dimostrare l'esistenza di una cultura precedente a quella ritenuta essere la prima e cioè Clovis. Tra questi siti controversi, ci sono Monte Verde in Cile, Saltville e Cactus Hill in Virginia e Meadowcroft in Pennsylvania.
Lo scorso maggio, però, nel sito sono venuti alla luce manufatti umani e resti di piante carbonizzate che secondo le analisi al radiocarbonio sembrano risalire a 50 000 anni fa. Una scoperta che potrebbe rivoluzionare tutte le ipotesi sulla diffusione dell'Homo sapiens nei vari continenti. Gli esperti però sembrano essere particolarmente cauti: prima di commentare la notizia vogliono aspettare la pubblicazione dei dati scientifici. Inoltre, Michael Collins, un archeologo dell'University of Texas che ha visionato i manufatti, non crede nell'ipotesi avanzata da Goodyear. Secondo Collins, infatti, più che di manufatti si tratterebbe "di oggetti prodotti dalla natura". Il dibattito come si vede sta già entrando nel vivo. Fino a oggi, rigorose analisi scientifiche sembrano aver rivelato l'inesistenza di prove di una colonizzazione umana più antica di 13 000 anni fa e finché i manufatti scoperti a Topper non verranno esaminati alla luce delle tecniche più rigorose, la diatriba continuerà ad andare avanti.
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