L'Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano ha messo a punto un chip a Dna che sarà in grado di individuare in svariati alimenti la presenza di Ogm.
Non c'è più scampo per i cibi che contengono Ogm, gli organismi geneticamente modificati. Ad identificare i prodotti alimentari che presentano ingredienti geneticamente modificati ci penserà uno strumento analitico, che ricorre a dei microarray o "chip a Dna", messo a punto dall'Itb, Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano, in collaborazione con le università di Parma e Milano.
"La nuova tecnologia - spiega Gianluca De Bellis, ricercatore dell'Itb — utilizza un Dna-chip in grado di riconoscere nel Dna dell'alimento sottoposto ad analisi l'eventuale presenza di Ogm".
"La positività dell'analisi — prosegue De Bellis — viene poi evidenziata per fluorescenza mediante una scansione laser del chip. Questa nuovissima metodologia consente di svolgere contemporaneamente analisi multiple su più Ogm, velocizzando così i processi di controllo sugli alimenti". Si tratta di un dispositivo analitico importante poiché permette, sia agli organi di controllo che alle aziende del settore alimentare, di uniformarsi più facilmente alle direttive europee.
L'utilizzo e la distribuzione nel mercato europeo di cinque Ogm (quattro tipi di mais e uno di soia) è consentito, ma la sostanza transgenica deve essere denunciata in etichetta se la sua presenza è superiore al limite fissato dello 0,9%. Sul mercato mondiale circolano molti altri Ogm, e questo innovativo test analitico è potenzialmente in grado di rilevarli tutti contemporaneamente. La ricerca, pubblicata sul Journal of agricultural and food chemistry, è stata condotta nell'ambito del progetto Dna track finanziato dalla Comunità europea, e, in parte, dall'Agenzia 2000 del Cnr e dal Ministero dell'Istruzione attraverso il Progetto strategico agrobiotecnologie.
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