Le grandi piramidi d'Egitto potrebbero essere nate per caso. Un piccolo tumulo sopra la tomba dei faraoni si è ingrandito sempre di più.
Le piramidi egizie sono una ricostruzione elaborata e simbolica del tumulo primordiale che garantisce la resurrezione del Faraone. È questo in sintesi il punto principale della nuova teoria interpretativa delle piramide egiziane avanzata dal direttore del German Archaeological Institute de Il Cairo, Gunter Dreyer. Secondo l'archeologo tedesco, infatti, sarebbero emerse delle evidenze archeologiche che mostrano l'evoluzione graduale delle antiche sepolture egizie verso la forma caratteristica della piramide.
Partendo dall'analisi della sepoltura del Faraone Khasekhemwy, nell'antico cimitero reale di Abydos, passando per la piramide di Saqqara del Faraone Zoser, fino alle tre grandi Piramidi di Giza, l'archeologo tedesco ha fornito delle prove convincenti della sua teoria. Secondo quanto riferito, nelle sepolture antiche si era introdotta l'abitudine di edificare sopra la camera mortuaria un tumulo, simbolico riferimento all'ascesi verso la vita ultraterrena del morto. Con il passare dei secoli si è anche iniziato a circondare il tumulo con un muro di cinta.
Gli scavi condotti proprio ad Abydos hanno portato alla luce un muro di cinta di otto metri d'altezza del tutto simile al primo livello della piramide a gradoni di Saqqara. "Quella di Saqqara è un'evoluzione dello stesso concetto (il tumulo recintato) messa in atto dagli architetti per risolvere il problema della poca visibilità del monumento funerario reale. Quello di Khasekhemwy è infatti troppo basso e non si vedeva da lontano. Allora gli architetti ne hanno replicato uno più piccolo sopra al primo e via così. Le Piramidi di Giza sono poi la sintesi di questo concetto", ha spiegato l'archeologo.
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