La missione europea destinata al secondo pianeta del Sistema solare punta a svelare i segreti della sua atmosfera.
La prima missione destinata a raggiungere Venere dopo 15 anni partirà il prossimo 26 ottobre. Si tratta della sonda europea Venus Express che dovrebbe essere lanciata dalla base russa di Baikonur a bordo di un missile Soyuz.
La sonda arriverà sul secondo pianeta del Sistema solare nell'aprile del 2006 e studierà la sua superficie e l'atmosfera da un'altezza di 250 000 a una di 60 000 chilometri. A bordo ci saranno sette strumenti che esamineranno il pianeta in tutta una serie di lunghezze d'onda. Gli astronomi sperano di scoprire perché questo pianeta sia così inospitale per la vita (con un'atmosfera altamente corrosiva): le temperature alla superficie sono infatti di circa 450°C e la pesante atmosfera di anidride carbonica produce una pressione 90 volte superiore a quella terrestre. Sotto altri punti di vista invece è molto simile alla Terra.
Il focus principale della missione sarà la composizione e la temperatura dell'atmosfera di Venere e in particolare i vortici simili a uragani che sembrano essere presenti al di sopra delle regioni polari. Si cercherà anche di scrutare la superficie del pianeta, in una zona scoperta dalla sonda Galileo del 1990 nella quale la copertura nuvolosa sembra essere meno spessa. Ulteriore obiettivo di Venus Express sarà la ricerca dell'attività vulcanica, che secondo i planetologi è responsabile della grande presenza di acido solforico nell'atmosfera del pianeta, ma che non è mai stata osservata fino a oggi.
Venere sembra essere il pianeta con più vulcanismo nel Sistema solare ed è coperto per il 90% da colate di lava basaltica risalente a circa 500 milioni di anni fa. Un fatto che suggerisce come a differenza della Terra, Venere non abbia quelle zolle tettoniche che galleggiano sul nucleo del pianeta e permettono di rilasciare il calore interno. Il costo totale della missione sarà di circa 220 milioni di euro.
La perdita di due dei tre rotori di reazione potrebbe rendere impossibile la missione di studio dell'asteroide Itokawa.
Nuoto nello sciroppo, potenza di fuoco intestinale dei pinguini e l'esperimento più lungo del mondo tra i premiati di quest'anno.
Fossili australiani evidenziano che gli antichi mari erano ricchi di composti a base di zolfo.
Un satellite della NASA e vari telescopi terrestri e spaziali sono riusciti nell'impresa.
Il sequenziamento del genoma del virus che uccise 50 milioni di persone nel 1918 dimostra affinità con quello dell'H5N1, il virus dell'influenza aviaria.
Il più grande oggetto scoperto oltre l'orbita di Nettuno ha una massa sufficiente da attrarre una piccola luna, Gabrielle.
Glauber, Hall e Haensch premiati per i loro lavori sull'ottica.
Il nuovo amministratore della NASA però ha già dichiarato la sua contrarietà al grande programma internazionale.
Un libro inglese ipotizza che la patria dell'eroe omerico fosse un'isola al largo di Cefalonia, poi divenuta una penisola.
Uno studio tedesco evidenzia che il clima cambierà sempre più velocemente.
Un curioso esperimento smonta una delle leggende più diffuse del cinema.
La scoperta si deve al telescopio spaziale Hubble e potrebbe rivoluzionare le teorie sulla formazione di questi oggetti celesti.
Le condotte usate per scaricare l'anidride carbonica in eccesso nei laghi del Camerun non sono sufficienti a evitare una nuova tragedia.
Grazie a delle speciali etichette elettroniche, gli squali balena del Belize sono stati studiati per capire meglio le loro abitudini e per proteggerli con maggiore efficacia.
Anche l'Alaska sta vivendo le estati più calde degli ultimi secoli e la primavera arriva sempre prima. Conseguenza, ma anche causa, è lo spostamento della vegetazione sempre più a nord.
Lo dice una ricerca svizzera presentata al congresso sulla peer review e le riviste biomediche. Molte le spiegazioni di questo meccanismo, tra cui anche, ovviamente, la lusinga.
Un gruppo di ricercatori tedeschi ha messo a punto un software capace di ricostruire la storia dei popoli utilizzando il confronto tra le strutture grammaticali delle lingue parlate.
Prende di nuovo piede l'ipotesi che l'Homo floresiensis sia una colossale cantonata. In realtà, afferma una scienziata britannica, potrebbe essere stato un sapiens microcefalo.
Se gli scienziati non trovano un accordo per attribuire la qualifica di pianeta a Plutone, forse il problema è nella parola pianeta. Ed ecco che qualcuno propone di cambiarla.
La rivista "Nature" riporta una lunga diatriba sull'origine genetica dei croati e la storia rivista dal punto di vista scientifico.
È il segno della gigantesca esplosione di una stella lontana più di 12 miliardi di anni luce.