Lo dice una ricerca svizzera presentata al congresso sulla peer review e le riviste biomediche. Molte le spiegazioni di questo meccanismo, tra cui anche, ovviamente, la lusinga.
Il segreto per farsi pubblicare uno studio è molto semplice: citare sempre i lavori delle persone che sono destinate a fare da revisori (cioè da referee) allo studio. A sostenerlo non è un ricercatore che si è legato al dito il rifiuto di una pubblicazione, né un professore desideroso di dare qualche consiglio ai propri studenti più brillanti, ma un serio e rigoroso lavoro di ricerca.
Lo studio è stato condotto da Matthias Egger, epidemiologo dell'Università di Berna e direttore associato della rivista International Journal of Epidemiology (IJE), e mostra in effetti che la probabilità di vedere la propria pubblicazione rifiutata è più bassa se contiene delle citazioni dei lavori pubblicati dai revisori.
Egger ha preso in esame un totale di 2033 articoli presentati alla sua rivista e i relativi commenti dei revisori in un periodo di tre anni. Per ogni articolo, il revisore poteva dare quattro giudizi: accettarlo così come è, accettarlo con alcune revisioni, accettarlo con molte revisioni o respingerlo. Dall'analisi non è emerso alcun trend significativo per le prime tre categorie. Nella quarta però, si è osservato che i revisori citati più volte nell'articolo avevano una tendenza inferiore del 30% a raccomandare il rifiuto dell'articolo rispetto a chi invece non era stato mai citato.
"Una delle ragioni di questo comportamento — spiega Egger, che ha presentato le sue conclusioni al quinto congresso internazionale sulla peer review e le pubblicazioni biomediche — è che i revisori si sentono particolarmente lusingati dalle citazioni". Un'altra ipotesi è che gli articoli di maggiore qualità (e quindi quelli che con maggiore probabilità vengono accettati per la pubblicazione), siano quelli che contengono anche più citazioni. E infine, sostiene ancora Egger, gli scienziati più anziani sono anche quelli citati più spesso perché hanno fatto molti lavori e sono quelli che tendono a essere meno rigorosi nelle loro revisioni.
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