Un articolo pubblicato su "Science" svela quanti brevetti pendono sul genoma umano.
Circa un quinto dei geni umani sono stati brevettati. Il dato sorprendente arriva da uno studio pubblicato sulla rivista "Science" (vol. 310, numero 5746, 14 ottobre 2005) da un gruppo di ricercatori, tra i quali anche Fiona Murray del Massachusetts Institute of Technology.
Secondo la Murray, la copertura brevettuale dei geni è stata una pratica di importanza centrale nel corso del boom delle biotecnologie degli anni Ottanta e Novanta. I primi brevetti furono ottenuti nel 1978, ed erano relativi ai geni per l'ormone della crescita. Ora, il numero di geni brevettati è di circa 4000, cioè circa il 18% dei 23 000 geni umani. Il 63% dei geni brevettati sono nelle mani di aziende private, il resto in quelle di università e istituti. In cima alla lista, l'azienda biotech Incyte di Palo Alto, in California, che ne ha brevettati circa 2000.
"I brevetti — spiega la Murray — danno a chi li possiede diritti di proprietà sulle sequenze genetiche e quindi sui test per la diagnosi di malattie, per la sperimentazione di medicine o per la produzione di nuovi principi terapeutici. In pratica — continua l'esperta — questi brevetti impediscono a noi di usare i nostri geni per quei procedimenti e tecniche che sono già coperti dai brevetti".
Il problema dei brevetti genetici sta già suscitando da tempo un notevole dibattito. I sostenitori di questa pratica sottolineano che grazie ai brevetti è possibile diffondere la conoscenza di nuove tecniche e nuove idee che altrimenti verrebbero tenute segrete e che i brevetti stimolano gli investitori a fornire capitali a progetti di ricerca molto costosi. I critici sottolineano che i brevetti sono troppo ampi e finiscono per ostacolare future innovazioni, impedendo l'uso di un gene già coperto da brevetto.
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