Dati raccolti sulla costa del New Jersey confermano che l'innalzamento degli oceani dipende dalle attività umane.
Secondo una ricerca condotta da un team di ricercatori della Rutgers University del New Jersey, il livello degli oceani starebbe crescendo di 2 millimetri l'anno, contro il solo millimetro annuale di incremento avvenuto nelle ultime migliaia di anni. E il principale responsabile sembra essere il riscaldamento globale provocato dall'uomo. Se la velocità con cui gli oceani si stanno innalzando non è certo sufficiente per farne un buon film catastrofico, è però abbastanza per confermare le preoccupazioni degli scienziati riguardo al riscaldamento globale.
In un articolo pubblicato sull'ultimo numero di "Science" (vol. 310, numero 5752), Kenneth G. Miller, professore di scienze geologiche alla Rutgers University, ha riportato le misurazioni sul livello dei mari negli ultimi 100 milioni di anni, svolte grazie a perforazioni e carotaggi effettuati lungo la costa del New Jersey. I dati segnalano un aumento annuale di circa 1 millimetro da 5000 anni fa fino a circa 200 anni fa.
Al contrario, le misurazioni sull'attuale livello dei mari dal 1850 a oggi, effettuate tramite mareografi e, più recentemente, attraverso immagini satellitari, hanno rivelato che l'aumento è a un livello doppio, cioè di 2 millimetri l'anno. "Senza informazioni che ci permettessero di confrontare le misurazioni attuali con quelle di una ampio spettro del passato, non avremmo mai potuto essere sicuri di cosa stesse realmente accadendo - ha detto Miller -. Ora, con solidi dati storici, possiamo dire che l'innalzamento del livello dei mari è un fenomeno recente".
"La cosa principale che è cambiata dal XIX secolo è stato l'utilizzo dei combustibili fossili e l'emissione di gas serra - ha aggiunto -. I dati che abbiamo raccolto possono fungere da nuovo punto di partenza per gli studi sul riscaldamento globale indotto dall'uomo".
Il team guidato da Miller ha studiato 5 campioni di 500 metri l'uno di sedimenti lungo la costa del New Jersey, ne ha esaminato la composizione, i fossili, la datazione con gli isotopi e il diverso livelli raggiunto nel tempo dagli stessi elementi. Miller ha poi confrontato i suoi dati con quelli provenienti da altre parti del mondo per valutarne la portata planetaria.
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