Rapporto del WWF denuncia i danni provocati alle specie ittiche dall'aumento delle temperature degli oceani.
I pesci sono sempre più minacciati dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, in particolare dall'innalzamento della temperatura delle acque dei fiumi dei laghi e degli oceani. L'allarme arriva dal WWF che sottolinea come l'effetto serra sia anche responsabile della diminuzione delle scorte di cibo, di una minore attività riproduttiva e dell'abbassamento del livello di ossigeno sia per i pesci del mare che per quelli di acqua dolce.
Il rapporto mostra che l'innalzarsi della temperatura delle acque probabilmente provocherà la diminuzione della capacità riproduttiva di alcuni pesci, ostacolando quindi il loro sviluppo naturale. Di solito il metabolismo dei pesci accelera quando la temperatura si alza , ma le insufficienti scorte di cibo potrebbero rallentare la loro crescita e i ritmi riproduttivi. Alcuni dei pesci che vivono in zone dal clima temperato, come il salmone, il pesce gatto e lo storione, non sono in grado di deporre le uova se la temperatura non scende al di sotto di un certo livello.
Il rapporto dimostra come la situazione peggiori in quanto i pesci d'acqua dolce potrebbero non disporre di sufficiente ossigeno se l'acqua diventa più calda. Intanto le temperature più elevate spingono alcuni pesci a migrare a profondità in cui l'acqua è più fresca nel disperato sforzo di ricercare un habitat che abbia una temperatura ottimale. Tuttavia, questo fenomeno mette in seria difficoltà tutte le altre specie che si nutrono di questi pesci. Nel 1993, nel Golfo dell'Alaska, mentre i pesci si immergevano più a fondo verso acque più fredde, circa 120 000 uccelli marini morirono di fame perché non erano in grado di raggiungere le profondità cui erano scese le loro prede.
In tutto il mondo, l'industria della pesca di mare e di acqua dolce produce oltre 130 miliardi di dollari, impiega almeno 200 milioni di persone e nutre miliardi di persone che fanno del pesce la loro fonte principale di proteine.
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