Uno studio pubblicato su "Science" mostra che cosa successe alle specie vegetali durante l'epoca del massimo termico del Paleocene-Eocene.
Quanto successo alle foreste 55 milioni di anni fa potrebbe capitare ancora oggi, a causa dei cambiamenti climatici. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista "Science" (vol. 310 numero 5750) da un gruppo di ricercatori americani coordinati da Jonathan Bloch dell'Università della Florida, 55 milioni di anni fa le piante delle foreste subtropicali emigrarono verso le latitudini più settentrionali. È la prima prova di un grande cambiamento nella vegetazione terrestre avvenuto a causa di un improvviso riscaldamento climatico.
Il periodo è noto come Paleocene-Eocene Thermal Maximum (massimo termico del Paleocene-Eocene): qui la temperatura salì di circa 10 gradi in un periodo di tempo relativamente breve, circa 10 000 anni. "Il grande caldo" durò per circa 80 000- 100 000 anni. Fu in quest'epoca che comparvero le prime specie di cavalli, maiali, cammelli e ippopotami. E anche i moderni primati. Solo che finora non si sapeva che cosa fosse successo alle piante. "Un fatto, quest'ultimo, davvero sconcertante", spiega Bloch.
Poi però sono arrivate le scoperte del gruppo di Bloch. Nel Wyoming, in uno strato geologico del Bighorn Basin, i ricercatori hanno scoperto piante e polline fossili risalenti alla fase del cambiamento climatico. E si tratta di reperti che sembrano provenire da un ambiente più tropicale di quello precedente.
"Credo che le piante abbiano attraversato gli stessi ponti di terra che univano l'Asia all'America Settentrionale usati dai mammiferi per spostarsi", dice Bloch. Inoltre, continua l'esperto, se l'ambiente si è effettivamente modificato passando da una vegetazione tipica di un clima più secco, con alberi più diradati a una foresta più folta tipica delle zone subtropicali, questo avrebbe potuto influenzare l'adattamento e l'evoluzione dei primati.
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