Si chiama sinestesia ed è la capacità di mescolare sensazioni che provengono da organi di senso diversi. È questa qualità che può rendere grande un musicista.
I musicisti professionisti sentono la musica con le orecchie, gli occhi e anche con la lingua. Secondo il neuroscienziato Lutz Jäncke dell'Università di Zurigo, autore di un articolo pubblicato sulla rivista "Nature", certi musicisti nel corso delle loro performance sono infatti capaci di sfruttare la sinestesia, cioè la possibilità da parte del cervello di mescolare le sensazioni che provengono da due o più organi di senso diversi. Addirittura, i musicisti potrebbero essere in grado di identificare un intervallo di terza maggiore utilizzando il suo sapore.
La cavia di Jäncke si chiama Elizabeth Sulston ed è una pianista molto particolare. Sin da quando era bambina, Elizabeth era capace di vedere dei colori mentre sentiva la musica. Poi ha cominciato a studiare e si è accorta che, sentendo alcuni intervalli precisi, era in grado di avvertire dei sapori ben distinti nella sua bocca. Per esempio, una terza minore per lei è salata, mentre una sesta minore sa di crema. E ha cominciato a impiegare questa sua abilità nel suonare.
Per provare questa sua abilità, Jäncke ha fatto un esperimento. Le ha fatto sentire diversi intervalli musicali e, contemporaneamente, le ha fatto assaggiare dei sapori diversi, che potevano coincidere o meno con quelli che lei riferiva essere associati agli intervalli. Il neuroscienziato si è cosí accorto che Elizabeth non mente: quando suono e sapore sono accoppiati, è veramente capace di distinguere l'intervallo rapidamente e senza sbagliarsi. Mentre se il sapore veniva scelto apposta per ingannarla "era anche più lenta degli altri musicisti a individuare gli intervalli, mentre normalmente è straordinariamente veloce", racconta Jäncke. Quindi, prosegue, "la sinestesia è un modo per incrementare le sue prestazioni", accelerando i tempi di reazione.
Che cosa cambierà nel mondo delle neuroscienze dopo questa scoperta? " È una domanda da un milione di dollari!", risponde Jäncke. Però "possiamo immaginare che esistano analoghi per l'apprendimento: le nostre abilità potrebbero essere aumentate se associamo più attività". Per Elizabeth, invece, la questione è diversa: "immagino che chi non ha la sinestesia non possa provare le sensazioni intense che provo io quando ascolto la musica".
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