Misurato per la prima volta il fenomeno che si verifica all'interno delle bolle di gas in un liquido colpite da onde sonore.
Un passo in avanti verso l'uso della sonoluminescenza come una possibile fonte di energia è stato compiuto da due ricercatori della University of Illinois di Urbana-Champaign, Ken Suslick e David Flannigan. In un articolo pubblicato su "Nature" i ricercatori dimostrano di aver condotto le prime dettagliate misurazioni del fenomeno che si verifica quando onde sonore disintegrano bolle di gas in un liquido rilasciando energia in una esplosione di calore e luce.
Secondo i calcoli, il fenomeno crea veramente un plasma, cioè una sorta di zuppa di ioni ed elettroni altamente energetica che in natura si trova, per esempio, all'interno di ogni stella. La scoperta è stata possibile grazie all'osservazione di intensi lampi di luce, visibili addirittura a occhio nudo, i più intensi mai prodotti finora in un esperimento del genere. Le misurazioni hanno indicato che le bolle al loro interno hanno raggiunto temperature di 15 000 gradi, cioè più del doppio calde rispetto alla superficie solare. "Nessuno è mai riuscito a condurre a termine una misurazione del genere all'interno di una singola bolla che sta per collassare", scrivono i ricercatori. I ricercatori però smentiscono di aver provato, nel corso dell'esperimento, che si sia verificata una fusione delle bolle e quindi non confermano i risultati annunciati nel 2002 da un gruppo di ricercatori dell'Oak Ridge National Laboratory.
In questo esperimento, i ricercatori hanno usato delle onde sonore di frequenza compresa tra i 20 e i 40 kilohertz, (al di sopra della capacità uditiva umana) in un campione di acido solforico che conteneva gas argon. Le onde sonore creano delle aree a densità diversa all'interno del liquido. Le bolle prima si allargano molto rapidamente alle pressioni più basse e poi si restringono alla pressione più alta. I cambi di pressione sono cosí improvvisi che le bolle implodono generando molto calore.
La prova dell'esistenza del plasma arriva dalla presenza di una molecola (lo ione O2 +): se il gas venisse semplicemente riscaldato la molecola si dovrebbe rompere in due, mentre, ragionano gli scienziati, il fatto che sia presente dimostra che deve essere all'opera un qualche processo che allontana un elettrone dalla molecola O2 senza però rompere i legami atomici tra i due atomi di ossigeno. Nell'esperimento, le bolle di argon hanno rilasciato quantità di energia 2700 volte superiori a quanto ottenuto con le bolle immerse in acqua.
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