Si riaccende il dibattito sull'arrivo dei primi uomini nel continente americano: adesso la data fatidica sarebbe di 40 000 anni fa.
È stata scoperta in Messico l'impronta di un piede umano risalente a 38 000-40 000 anni fa. Si tratterebbe della testimonianza più antica della presenza umana sul continente americano. Una presenza clamorosa: finora infatti i paleoantropologi fanno risalire l'arrivo degli uomini sul continente americano attraverso lo stretto di Bering a soli 10 000 anni fa. Si tratterebbe quindi di una retrodatazione dell'evento di ben 30 000 anni.
"Se è vero, può essere radicalmente cambiata la nostra visione di come e quando le Americhe sono state colonizzate per la prima volta", ha commentato Chris Stringer, del Natural History Museum di Londra. La scoperta è avvenuta nel 2003 ma la datazione è stata resa nota solo oggi. A realizzare la scoperta è stato un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Silvia Gonzalez, una geoarcheologa della Liverpool John Moores University. L'impronta è stata trovata in una cava nei pressi della città di Puebla, 100 chilometri a sud est di Città del Messico. "Ho visto la prima impronta a un metro di distanza dai miei piedi — ha raccontato la studiosa al settimanale britannico New Scientist — è stato come un fulmine".
In soli due giorni, la Gonzalez e i suoi colleghi hanno ritrovato centinaia di impronte umane (un terzo delle quali probabilmente di bambini) e animali conservate in uno strato di cenere pietrificata proveniente da un antico vulcano. Le impronte erano state fatte camminando lungo la riva di un lago: l'acqua le aveva sommerse, preservandole per millenni.
Per datare le impronte, i ricercatori hanno usato dei fossili di riferimento. Hanno esaminato dapprima le conchiglie, datandole con il carbonio, quindi alcuni grumi di sabbia che erano rimasti intrappolati nella cenere e esaminati con uno strumento ottico che simula la luminescenza. Tutti e due i campioni davano risultati convergenti: quello strato di cenere sembrava avere 38 000 anni. I ricercatori hanno usato anche argon-argon, uranio e tecniche di risonanza di spin elettronico. "Alla fine, tutto diceva che quello strato di cenere si era depositato 38 000 anni fa", spiega Tom Higham, esperto in tecniche di datazione dell'Università di Oxford negli Stati Uniti.
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