Uno studio britannico disegna un futuro da shock con cambiamenti radicali al nostro modo di vivere.
Nei prossimi anni la temperatura aumenterà tanto da influenzare le abitudini e l'economia dell'Europa. Lo dice uno studio che ha coinvolto otto paesi europei, coordinato da Jean Palutikof, esperto climatologo mondiale, presentato al centro internazionale di studi dei cambiamenti climatici Climatic Research Unit di Norwich, Gran Bretagna.
Questo studio è durato tre anni e grazie a modelli matematici statistici ha permesso di fare delle previsioni climatiche fino al 2070, stimando le conseguenze che queste avranno su sei specifici settori economici: turismo, acqua, agricoltura, zone boschive, energia e il settore delle assicurazioni.
Le ondate di caldo saranno più intense e persistenti, mentre le stagioni fredde saranno più brevi. I giorni con temperature sotto lo zero diminuiranno fino a quattro mesi nel nord Europa entro il 2070. Le zone mediterranee subiranno lunghi periodi di siccità d'estate e piogge torrenziali con allagamenti d'inverno, i temporali invernali aumenteranno soprattutto nell'Europa dell'ovest. Per quel che riguarda le conseguenze economiche dei cambiamenti climatici, risentiranno della nuova situazione i settori del turismo, dell'energia, della sicurezza.
Lo sport invernale sulle Alpi sarà possibile solo con la neve artificiale, con un aumento dei costi: lo spessore della neve diminuirà infatti del 20-30% entro il 2020. I periodi di siccità intensa e prolungata cambieranno le abitudini degli europei in fatto di vacanze estive: le ferie primaverili saranno preferite rispetto a quelle di ferragosto e gli abitanti del sud Europa dovranno spostarsi più a nord, in cerca di refrigerio. L'agricoltura subirà delle perdite a causa della riduzione dei raccolti. Le colture infatti avranno un periodo di crescita minore, saranno possibili maggiori stress termici durante il periodo della fioritura e un maggior rischio di allagamenti durante quello della semina. Queste condizioni saranno avvertite con maggiore entità nel sud del Mediterraneo e nel nord Africa.
È atteso anche un maggior rischio di incendi dei boschi per un aumento di giorni secchi e caldi. L'estate del 2003 è stata la più calda dal 1500, e in quel caso sono andati distrutti per incendio mezzo milione di ettari di foreste nell'Europa del Mediterraneo. E ogni ettaro costa all'economia europea dai 1000 ai 5000 euro. Anche la produzione dell'energia idroelettrica in Europa è a rischio in condizioni di temperature estreme. In Germania nel 2003 si sono ridotte del 20% le capacità di produzione di energia idroelettrica in agosto, per il caldo eccessivo. Infine, considerato il tasso di rischio maggiore di calamità naturale, aumenteranno in proporzione i premi assicurativi per i beni immobili.
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