Pareri ottimisti e pessimisti si incrociano sul futuro degli idrocarburi.
Gli scienziati continuano a discutere su quante siano le riserve di petrolio ancora a disposizione e a pareri ottimisti ne seguono altri più pessimisti. Al primo gruppo appartiene l'opinione di Claude Mandil, direttore esecutivo della International Energy Agency (IEA) che poche settimane fa ha pubblicato il suo rapporto World Energy Outlook 2004 con proiezioni sui consumi energetici e lo stato delle riserve da qui al 2030.
Secondo Mandil, "la Terra contiene risorse più che sufficienti per venire incontro alla domanda energetica dei prossimi decenni", anche se l'esperto ha chiesto ai governi di venire incontro ai problemi sollevati dalla crescente "fame di energia" del mondo e dal fatto che si continua a fare affidamento soprattutto sugli idrocarburi.
Robert Kaufmann del Boston University's Center for Energy and Environmental Studies, spiega però che non esistono dati affidabili sui quali stimare quanto petrolio ci sia ancora sul pianeta. Al gruppo dei più ottimisti appartiene invece Dan Butler un analista della U.S. Energy Information Administration, secondo il quale il miglioramento delle tecnologie consentirà di estrarre molto più petrolio dai giacimenti di quanto si riesca a fare oggi.
"Sappiamo che quando troviamo un giacimento riusciamo a estrarre solo il 30-35% del suo contenuto. Se le tecnologie riuscissero a darci un solo punto percentuale in più su scala mondiale si tratterebbe di un grandissimo miglioramento tale da darci molti milioni di barili in più", spiega Butler.
Altri però sono meno ottimisti e pensano che pur essendoci molte riserve ancora da sfruttare, ad esempio in Medio Oriente, non è detto che paesi come l'Arabia Saudita o il Kuwait riescano effettivamente a raddoppiare o triplicare la produzione nei prossimi decenni.
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