Lo studio dei reperti fossili delle renne suggerisce che in Francia si estinsero quando le temperature si alzarono.
Per ben due volte la fine dell'età glaciale in Francia si tradusse nell'estinzione delle renne. Quindi, il riscaldamento globale potrebbe danneggiare questa specie oggi anche alle latitudini settentrionali e metterla a rischio di estinzione entro la fine del secolo.
Sono queste le conclusioni di uno studio condotto nella zona della Francia meridionale dall'archeologo Donald Grayson dell'Università di Washington. Secondo Grayson le prove fossili indicano che le renne si sono estinte nella regione sia 130 000 anni fa che 10 000 anni fa, in entrambi i casi durante un periodo di riscaldamento del clima.
In un articolo che sarà pubblicato sulla rivista "Conservation Biology" scritto insieme al paleontologo francese Francoise Delpech dell'Università di Bordeaux, Grayson spiega di aver esaminato dei fossili trovati nelle grotte della Dordogna. Le grotte erano state occupate dall'uomo di Cro Magnon per un periodo che va dai 65 000 ai 12 000 anni fa. Le ossa di renna trovate nelle grotte sono state correlate con i dati climatici ottenuti dall'esame degli antichi pollini.
Secondo i due ricercatori, questi dati dimostrano che non ci sono tracce delle renne nel periodo interglaciale, chiamato Eemiano, durato dai 130 000 ai 16 ,000 anni fa. Durante la preistoria, questi animali avevano una diffusione notevole: si trovavano in Europa sia in Spagna che in Italia, oltre che alle latitudini più settentrionali. In America del Nord raggiungevano anche le regioni degli USA sudorientali e dell'Idaho meridionale.
Oggi invece rimangono solo alle latitudini settentrionali, a causa di una combinazione di effetti diversi, che vanno dalle piogge, agli insetti ai cambiamenti nel clima e nella vegetazione. Pochi studiosi però hanno tenuto in conto anche le temperature estive.
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