Le ricerche mediche che non danno i risultati previsti non vengono pubblicate
La scienza moderna si basa sul criterio della falsificabilità dei risultati: un'ipotesi scientifica deve essere formulata in modo che sia possibile, almeno potenzialmente, confutarla con nuove osservazioni. Fino a che questi dati non emergono, posto che esistano dati che la sostengono (ma non provano in maniera definitiva) la teoria resta valida. Alla luce di questo è chiara l'importanza di mettere in evidenza anche i risultati negativi o ambigui della ricerca, tanto più se il campo di indagine è la medicina.
Eppure secondo una recente rassegna pubblicata da The Cochrane Library, un ente che si occupa di revisionare la letteratura scientifica internazionale in ambito medico, la probabilità che una ricerca medica con dati negativi venga pubblicata è molto bassa.
“Questo bias ha implicazioni fondamentali per i trattamenti medici,” spiega Sally Hopewell del Uk Cochrane Centre di Oxford, nel Regno Unito. “Fino a che dati positivi e negativi non saranno egualmente disponibili non sarà possibile fare delle valutazioni corrette sulla sicurezza e l'efficacia delle terapie.”
Il team internazionale di ricercatori che ha condotto la ricerca non solo ha trovato che il risultati negativi vengono pubblicati molto meno spesso di quelli positivi, ma anche che nel caso vengano pubblicati ci mettono in media da uno a quattro anni in più rispetto agli studi con risultati positivi per apparire sulla stampa specializzata internazionale.
Il problema però non sarebbero gli editori, quanto piuttosto i ricercatori stessi, come appare evidente da una delle cinque ricerche che compongono la rassegna. La motivazione che la maggioranza degli scienziati ha dato per la mancata pubblicazione è che pensavano che i risultati non fossero interessanti.
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