L'interpretazione sbagliata dei dati sull'HIV in Africa potrebbe aver portato a politiche di prevenzione fallimentari
Il Programma Congiunto sull'HIV delle Nazioni Unite (UNAIDS) ha sottostimato a lungo il ruolo delle relazioni contemporanee fra partner, a lungo termine, nella diffusione del virus: questo è quanto denuncia su BMJ Helen Epstein, consulente indipendente in materia di salute pubblica nei paesi in via di sviluppo.
Questo atteggiamento di UNAIDS starebbe “contribuendo alla mistificazione dell'AIDS in Africa promuovendo una visione dell'epidemia eccessivamente complicata”, denuncia Epstein. Secondo la consulente in molte nazioni africane è molto frequente avere più partner a lungo termine e contemporanei, e questa usanza contribuirebbe alla diffusione sconvolgente del virus nel continente.
In tutti questi anni c'è stata una tendenza a sopravvalutare i comportamenti promiscui, fra i quali la prostituzione, la violenza domestica, il sesso occasionale, come causa della diffusione del virus. Questo non solo ha portato a metodi scorretti di prevenzione, ma anche ad aumentare lo stigma sulla popolazione africana. I dati statistici però evidenziano che il tasso di partner sessuali in Africa non sia significativamente diverso da quello di molti altri paesi.
Epstein al contrario ritiene che sia proprio l'usanza ad avere più partner, per periodi molto prolungati, ad aumentare la probabilità di diffusione della malattia. Nelle relazioni a lungo termine (non solo in Africa) è più probabile che non venga usato il preservativo, anche perché questo tipo di relazioni non vengono percepite “a rischio”.
La ricercatrice conclude raccomandando UNAIDS di rivedere i propri dati, alla luce di queste osservazioni, e di promuovere un processo di ricerca e peer review più aperto.
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