Possiamo anche cercare di ignorarlo, ma il nostro cervello sa perfettamente quanto grasso c'è nei cibi che mangiamo
Ci siamo: le abbuffate natalizie sono alle porte. E nessuno ha davvero voglia di essere informato sulla quantità di calorie contenuta in ciascuna pietanza del cenone. Purtroppo però, il nostro cervello, in maniera inconscia è in grado di tenere il conto delle calorie ingurgitate, come dimostra un recente studio apparso sulla rivista Cell.
I ricercatori hanno scoperto che nel ratto i livelli di un certo lipide prodotto dall'intestino si innalzano dopo che l'animale ha ingerito cibi molto grassi. Questi lipidi, chiamati N-acilfosfatidiletanolamine (o più semplicemente NAPE) entrano nel circolo sanguigno e vanno dritti al cervello, andando a concentrarsi nelle zone che controllano la fame e il fabbisogno energetico.
La buona notizia è che la forma più abbondante di NAPE non perde la sua efficacia anche quando viene somministrato artificialmente nell'arco di alcuni giorni. Questo vuol dire che sarà probabilmente possibile mettere a punto delle terapie per il trattamento dell'obesità basate sulla somministrazione di questo lipide.
“Abbiamo somministrato il NAPE ad alcun ratti per cinque giorni, osservando una ridotta assunzione di cibo e un calo ponderale,” ha spiegato Gerald Shulman Della Scuola di medicina dell'Università di Yale.
Quando il NAPE raggiunge il cervello si concentra in particolar modo nell'ipotalamo. Animali nutriti per 35 giorni con una dieta molto grassa perdono i loro livelli normali di NAPE dopo un pasto grasso. Questo suggerisce che le deviazioni nel metabolismo di questa sostanza associate con comportamenti alimentari scorretti porterebbero a un'obesità legata alla dieta. Per fortuna però anche questi animali continuano a rispondere positivamente al trattamento.
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