La Regione Lombardia ha firmato il protocollo d'intesa per la Candidatura del Monte San Giorgio a Patrimonio mondiale dell'Umanità UNESCO per il suo valore paleontologico
A cavallo tra Svizzera e Italia, a Besano Monte San Giorgio, vicino al lago di Ceresio, si trova un importantissimo sito paleontologico, scoperto nella prima metà dell’Ottocento e studiato con attenzione da Antonio Stoppani tra il 1863 e il 1878. Besano Monte San Giorgio è ora conosciuto in tutto il mondo, ed è stato proposto come sito Patrimonio mondiale dell'Umanità UNESCO per il suo valore paleontologico.
Questo insieme di siti e livelli fossiliferi costituisce il più spettacolare complesso di vertebrati marini, pesci e rettili del Triassico medio lombardo-ticinee, conosciuto al mondo per quel periodo, fornendo una successione di associazioni faunistiche che copre circa 12 milioni di anni.
Il principale, e più famoso, livello è la Formazione di Besano. Qui i fossili, sia vertebrati che invertebrati, non hanno una distribuzione omogenea: la parte inferiore è la più povera in assoluto, con pochi pesci e ittiosauri. La parte mediana è la più ricca e testimonia un più ampio interscambio con il mare aperto vista soprattutto la quantità di ittiosauri, ammoniti e daonelle. Si può quindi ipotizzare che in questo momento il livello relativo del mare fosse più alto, così che quasi tutta l’area precedentemente occupata dalla piattaforma carbonatica fosse coperta ormai da alcuni metri d’acqua facilitando quindi il passaggio degli organismi che vivevano in mare aperto verso la più profonda laguna costiera.
La Formazione di Besano si chiude con il passaggio ad una unità composta da dolomie massicce prive di fossili. Questo banco dolomitico passa poi a calcari ben stratificati di ambiente marino più profondo (Calcare di Meride): nel terzo inferiore di questa unità si trovano tre livelli a vertebrati che hanno fornito sia pesci che un notevolissimo numero di piccoli rettili acquatici, chiamati pachipleure. È possibile che vi siano altri livelli fossiliferi, ma le condizioni di affioramento non sono ideali per fare scavi di assaggio. La successione del Triassico Medio si chiude con circa 120 metri di calcari marnosi molto laminati, la Kalkschieferzone: rappresenta un ambiente di bacino marino a circolazione abbastanza ristretta, nel quale spesso si creavano condizioni favorevoli alla conservazione ottimale anche di organismi delicati quali piccolissimi pesci e crostacei. Questi ultimi sono molto comuni e talvolta eccezionalmente ben conservati. Per contro, il continuo — seppur limitato — ritrovamento di insetti sta aprendo un nuovo filone di ricerca molto importante anche al fine della ricostruzione dei paleoambienti.
È impossibile ricordare tutti i pesci e rettili del Monte San Giorgio, ma di alcuni non si può fare a meno di dare alcuni cenni. Tra i pesci, oltre ai grandi predatori Saurichthys e Birgeria, diffusi in tutto il Triassico, i diversi livelli fossiliferi presentano un gran numero di generi e specie di un particolare gruppo di pesci tipico proprio del Triassico Medio-Superiore, i subholostei. Molti di essi hanno nomi che ricordano i nostri siti, Besania, Meridensia, Luganoia, Sangiorgioichthys, a indicare il fatto che sono stati rinvenuti per la prima volta proprio sul Monte San Giorgio (ma anche i rettili Lariosaurus e Ceresiosaurus hanno un che di familiare).
I rettili del Monte San Giorgio sono certamente più famosi dei pesci, forse anche per le loro dimensioni, che potevano raggiungere i 6 metri. I più diffusi erano però le piccole pachipleure (Serpianosaurus, Neusticosaurus): queste “lucertole acquatiche”, che in realtà non erano imparentate con le vere lucertole, vivevano probabilmente stando sulla terraferma il minimo indispensabile per scaldarsi al sole e passando la maggior parte del tempo in acqua a cacciare i piccoli pesci di cui si nutrivano. Senza corrispondenti attuali era invece Tanystropheus, detto anche “rettile giraffa” per via del lunghissimo collo. Va infatti ricordato che questo animale poteva raggiungere i 6-7 m di lunghezza, di cui oltre la metà spettanti al collo. Molto interessante è il fatto che Tanystropheus, come altri rettili e diversi pesci comuni sul Monte San Giorgio, è stato recentemente rinvenuto anche nella Cina meridionale: qui stanno venendo alla luce molti siti più o meno coevi ai nostri livelli fossiliferi, benché distribuiti su un’area molto più ampia, equivalente almeno a tutta la Lombardia. Ma anche per i fossili cinesi il punto di riferimento resta proprio il Monte San Giorgio.
Molto del materiale raccolto in questi ultimi anni attende di essere preparato con perizia per poter essere studiato: questo costituisce il principale ostacolo a una rapida descrizione delle molte forme, soprattutto di pesci. Nel complesso, le collezioni dei vari Enti di ricerca interessati a questi giacimenti ospitano ormai molte migliaia di esemplari e altri si stanno aggiungendo, seppure con ritmi più lenti rispetto agli scorsi anni. È auspicabile che le future campagne di scavo degli enti interessati possano essere coordinate tra loro, e abbiano come traguardo il miglioramento delle conoscenze sul Monte San Giorgio, e soprattutto la ricerca di nuovi livelli fossiliferi. L’auspicio è che si possa procedere allo studio con regolarità, continuando nel migliore dei modi l’opera iniziata 150 anni fa da Antonio Stoppani e dai suoi colleghi milanesi.
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