Un nuovo modello di simulazione ha dimostrato che il variare dell'inclinazione dell'asse di Marte incide sulla formazione e la distribuzione del ghiaccio sull'intera superficie del pianeta rosso.
Se lo compariamo alla Terra ha poco più di una goccia d’acqua, eppure negli scorsi milioni di anni Marte ha vissuto periodiche ere glaciali che hanno deformato gli strati di ghiaccio celati sotto la sua superficie polverosa.
Il ciclo del ghiaccio affonda le proprie origini nelle periodiche fluttuazioni dell’asse del pianeta. Fluttuazioni assai simili a quelle che sulla Terra provocano il cambiamento del clima fra le ere glaciali e quelle interglaciali. Nonostante queste similitudini, però, sussistono fondamentali differenze: Marte, infatti, non gode dell’influenza stabilizzatrice di un satellite grande come la Luna e quindi le fluttuazioni del suo asse sono molto più estreme di quelle del nostro pianeta.
Circa cinque milioni di anni fa l’asse di Marte ha traballato tra i 25 e i 45 gradi rispetto alla perpendicolare del piano del Sistema solare, in modo sufficiente a far evaporare le calotte polari e far nevicare all’equatore. In seguito si è spostata meno, scivolando ogni 125 mila anni circa in un arco che va fra i 15 e i 35 gradi.
Per indagare il modo in cui queste fluttuazioni hanno influenzato la presenza di ghiaccio sulle calotte polari, Norman Schoerghofer dell’Università delle Hawaii ha simulato in un modello elettronico queste sublimazioni e diffusioni, partendo da circa 5 milioni di anni fa con uno strato di ghiaccio coperto da un altro strato composto per il 15 per cento da polvere e per l’altro 85 per cento da ghiaccio. Mentre i periodi più caldi lasciavano sublimare il ghiaccio, ognuno dei 40 periodi di freddo lasciavano diffondere l’umidità nel suolo, che poi ghiacciava.
I risultati della simulazione spiegano la distribuzione del ghiaccio alle latitudini medie e suggeriscono che l’acqua è penetrata nel suolo soltanto nell’ultimo mezzo milione di anni. “Entro i 15 gradi dai poli – dichiara Schoerghofer – il ghiaccio è molto molto più vecchio”.
Per James Head, dell’Università Brown con sede a Providence, nel Rhode Island, “l’esperimento è molto interessante perché spiega la distribuzione e la stabilità del ghiaccio marziano”.
Ma Jacques Laskar, dell’Osservatorio di Parigi, ammonisce che “il trasporto dell’umidità su Marte dipende fortemente dai parametri della simulazione”. Il suo gruppo, infatti, nel giugno scorso ha pubblicato dei risultati che mostravano che la calotta polare del nord scompariva quando il pianeta s’inclinava molto e che non è più riapparsa fino a circa un milione di anni fa. Uno studio che richiederebbe il deposito di più di uno strato di ghiaccio per ogni era glaciale.
L’anno prossimo, però, il Mars Phoenix Lander della Nasa potrebbere dirimere i contrasti fra i ricercatori, atterrando sulle pianure settentrionali di Marte. Proprio dove Schoerghofer si aspetta di trovare ghiaccio poroso.
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