Uno studio australiano rivela che i giovani ratti provano più piacere degli adulti nel consumo di cannabis. A costo di rimetterci qualcosa nella memoria a breve termine.
I giovani ratti sembrano molto più attratti dalla cannabis dei loro simili più anziani e sembrano subire in modo più pesante gli effetti della droga sulla loro memoria.
Iain McGregor e colleghi dell’Università di Sydney, in Australia, per 18 giorni hanno iniettato nei ratti il THC (il tetraidrocannabinolo), il principio attivo della cannabis, in dosi simili a quelle capaci di simulare un eccessivo uso di droghe negli esseri umani.
Due settimane dopo l’ultima dose, i ratti adulti evitavano le zone della camera dei test dove avevano subito la somministrazione di cannabis, mentre gli esemplari più giovani non mostravano la stessa avversione. “Questo sta a dimostrare – sostiene McGregor – che agli adulti il THC non è piaciuto, ma ai giovani sì”.
A differenza degli adulti, poi, gli esemplari più giovani mostravano persistenti problemi nella memoria a breve termine. Quando hanno esaminato la regione dell’ippocampo, i ricercatori hanno trovato molte più variazioni nelle concentrazioni di proteine nei cervelli giovani piuttosto che in quelli adulti.
Alcuni scienziati sottolineano che i cervelli degli esemplari adolescenti sono ancora in fase di maturazione e che quindi sono più vulnerabili al THC.
Le cifre in possesso della US Substance Abuse and Mental Health Services Administration rivelano che l’uso di cannabinoidi tra gli adolescenti statunitensi sta drammaticamente crescendo. “I miei risultati – chiosa McGregor – purtroppo contribuiscono a vedere questa tendenza come una cosa alquanto preoccupante”.
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