Un team di ricercatori inglesi ha scoperto che l'iniezione di cellule staminali nel feto potrebbe rafforzare le ossa colpite da osteogenesi imperfetta. Ed è subito polemica.
Iniettare cellule staminali all’interno di un feto in formazione potrebbe sembrare rischioso, ma in realtà può prolungare le vite di tutti quei bambini affetti da osteogenesi imperfetta.
Nicholas Fisk e colleghi dell’Imperial College di Londra hanno studiato in modelli murini il terzo tipo della malattia delle ossa fragili. Il difetto genetico, individuato nei feti umani attraverso il test del Dna o gli ultrasuoni, interrompe la produzione di collagene, provocando la formazione di ossa deboli e una crescita rallentata. I soggetti affetti dal terzo tipo della osteogenesi imperfetta subiscono fratture quando ancora sono nel grembo e molto raramente superano l’adolescenza.
Il team di Fisk, attraverso la parete uterina, ha iniettato cellule staminali del tessuto connettivo embrionale umano in feti murini di quattordici giorni. All’età di tre mesi, poi, i topi che non avevano subito questo trattamento subivano fratture delle ossa lunghe in un numero tre volte superiore rispetto ai topi trattati con le staminali. I quali, per giunta, godevano di ossa più robuste e zampe più lunghe.
“Esistono anche dei medicinali per combattere questa malattia – commenta Fisk – ma i trapianti di staminali comportano vantaggi ulteriori come, per esempio, l’aumento della lunghezza degli arti”. Infatti il trattamento è già stato provato negli Stati Uniti su tre feti affetti da osteogenesi imperfetta e i risultati sembrano promettenti già dopo la nascita.
Dopo che la scorsa settimana ha presentato a Cairns, in Australia, il suo lavoro in occasione del meeting annuale della Società internazionale per la ricerca sulle staminali, Fisk ritiene che il trattamento dovrebbe essere offerto ai soggetti soltanto quando necessario. Altri esperti, al contrario, ritengono che si debba agire con cautela e che per prima cosa si debba eseguire un trial clinico completo su soggetti umani.
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