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Homo, specie di consumatori

L'umanità consuma quasi un quarto delle risorse del pianeta. Con l'aumento della produzione di biocarburanti lo sfruttamento potrebbe aumentare e il deserto stagliarsi all'orizzonte.

Voracità

Quasi un quarto delle risorse naturali è attualmente consumato da una sola specie: quella umana.

Ci divoriamo il 24 per cento della capacità produttiva della Terra. Frutti che, altrimenti, sarebbero stati utili al resto della natura, almeno stando alle cifre dell’anno 2000, ovvero quelle più recenti tra le disponibili.

L’analisi è stata effettuata dal team di Helmut Haberl dell’Università di Klagenfurt in Austria. I ricercatori hanno utilizzato i dati forniti dal dipartimento Cibo e Agricoltura delle Nazioni Unite che copriva il 97,4 per cento della superficie terrestre, pari a 161 paesi.

Man mano che aumentiamo le scorte per noi stessi, il risultato è un progressivo svuotamento di biodiversità e habitat naturali. Secondo gli scienziati, poi, le cose potrebbero anche peggiorare se dovessimo cominciare a coltivare in maniera intensiva piante per produrre biocarburanti come l’olio di colza al fine diminuire la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

Comparando il consumo di carbonio dovuto alle attività umane con quello totale, il team di Haberl ha scoperto che gli uomini usano ben 15,6 trilioni di carbonio ogni anno.

Metà di questa cifra è assorbita dall’agricoltura, il sette per cento da fumi generati da fuochi accesi dagli uomini, mentre il resto se ne va in varie modalità legate all’industrializzazione, come ad esempio i trasporti.

Haberl sostiene che la Terra potrebbe farcela se solo noi cominciassimo a produrre cibo in modo più efficiente. Maggiore efficienza, sempre secondo i ricercatori, potrebbe scaturire dall’intensificazione della coltivazione di zone già sfruttate. “Andremmo incontro a grossi problemi – rivela Haberl – se espandessimo la produzione di biocarburanti, perché le uniche zone fertili sono quelle delle foreste tropicali”.

“Se volessimo rimpiazzare su larga scala i combustibili fossili con i biocarburanti – conclude Haberl – avremmo drammatiche ricadute sugli ecosistemi”. Inoltre egli avverte che in futuro sono previsti incrementi di quattro o cinque volte nella produzione di biocarburanti.

Questo significherebbe cancellare ciò che rimane delle foreste vergini di Brasile e Argentina. Inoltre, sempre secondo Haberl, oltre a far estinguere migliaia di specie, questo fenomeno avrebbe devastanti effetti sul clima. Infatti, contrariamente alle terre coltivate, le foreste provocano le precipitazioni piovose grazie alla loro alta percentuale di evaporazione. “Meno evaporazione c’è – preconizza Haberl – meno precipitazioni ci saranno. L’intero ecosistema andrà incontro a desertificazione”.

 

 

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