Uno studio condotto in Nuova Guinea svela che lo spirito di gruppo è più forte del senso di giustizia
Lo spirito di gruppo, che talvolta può sconfinare nella cieca partigianeria, sarebbe un meccanismo innato della specie umana. A dedurlo è Ernst Fehr, dell'Università di Zurigo, con la collaborazione dei Wolimbka e i Ngenika, due gruppi di indigeni della Papua Nuova Guinea. I risultati dello studio compaiono su “Nature” (Vol 442 ; 24 Agosto 2006 ; pp 912-915).
In Papua Nuova Guinea il concetto di legge dello Stato non ha attecchito, e la vita degli individui e della società è regolata soprattutto da convenzioni sociali frutto di negoziazione informale. Per comprendere le dinamiche del comportamento altruistico e i suoi effetti sull’evoluzione umana, il territorio della Papua Nuova Guinea è dunque una posizione di osservazione privilegiata.
Il gruppo di ricercatori capeggiato da Fehr ha coinvolto in un gioco sociale tre indigeni scelti fra le due tribù. A due dei tre partecipanti è stata data una somma di denaro, corrispondente a una giornata di lavoro di un operaio secondo i livelli di salario della zona. Uno di questi due era il “distributore”, e aveva la possibilità di dare a un terzo partecipante, che non aveva denaro, una piccola quantità del suo. Il “controllore”, l’altro indigeno con i soldi, doveva controllare che la distribuzione avvenisse in modo equo. Il distributore ingiusto pagava pegno, e il controllore decideva di quanto doveva essere penalizzato.
Sebbene le due tribù non si stessero reciprocamente antipatiche, quando il controllore si trovava a punire il distributore era più severo se questo apparteneva all’altra tribù. Secondo i ricercatori la faziosità era estremamente marcata e il distributore si aspettava indulgenza nel caso di controllore della propria tribù. Una delle conseguenze era che l’ingiustizia si verificava più spesso se il controllore e il distributore appartenevano allo stesso gruppo.
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