Lo studio dei dati storici dimostra che in passato le isole delle Antille sono state spesso colpite da rovinosi maremoti.
Il rischio di tsunami devastanti è particolarmente alto per la regione caraibica. Lo rivela uno studio condotto da Nancy Grindlay e Meghan Hearne della University of North Carolina di Wilmington e da Paul Mann della University of Texas pubblicato sull'ultimo numero della rivista "Eos" della American Geophysical Union.
I ricercatori hanno preso in esame sia il movimento delle placche tettoniche nordamericana e caraibica, che le registrazioni storiche, dall'arrivo di Cristoforo Colombo in poi, dei maremoti che hanno devastato la regione. Sono cosí giunti alla conclusione che dal 1492 nella zona sono stati segnalati almeno dieci tsunami significativi, sei dei quali hanno causato vittime.
Tutti e dieci i maremoti sono stati causati dai movimenti lungo il confine tra le due placche, che passa sotto la costa settentrionale dell'isola di Hispaniola e corre tra le Piccole Antille e l'America centrale per circa 3200 chilometri. Un primo tsunami avrebbe distrutto Port Royal in Giamaica nel 1692. Un altro avrebbe ucciso 10 persone sempre sulla costa meridionale dell'isola nel 1780. Nel 1842 toccò alle coste settentrionali di Hispaniola e alle isole Vergini. Il più recente e distruttivo colpí la Repubblica Dominicana nel 1946 e venne scatenato da un terremoto di magnitudo 8,1 che uccise circa 1800 persone.
Secondo i calcoli degli scienziati, nella regione sarebbero a rischio più di 35 milioni di persone, che vivono lungo le coste. Il problema è che gli tsunami non dipendono solo dai terremoti, ma anche da frane sottomarine. Uno studio condotto su questi eventi accaduti sulla costa settentrionale di Portorico, fa pensare agli scienziati che prima del 1492 la regione sia stata colpita da tsunami ben più grandi di quelli registrati nei 500 anni successivi.
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