Le paludi di acqua dolce più grandi del mondo potrebbero essere distrutte dall'espansione di campi, fattorie e città.
Le paludi di acqua dolce più grandi del mondo, che si estendono a cavallo del confine tra Paraguay, Brasile e Bolivia, sono a rischio e nei prossimi anni potrebbero ridursi come è successo nel secolo scorso per le Everglades in Florida.
La minaccia principale a questo angolo di natura incontaminata è data dalle attività umane, in particolare la coltivazione della soia e della canna da zucchero, nonché la costruzione di condutture per il gas, strade, fattorie e città.
"Parlando di problemi dell'ambiente in Brasile si pensa automaticamente alla deforestazione dell'Amazzonia, ma generalmente si sottostima l'importanza del Pantanal per l'ecosistema", spiega Paulo Teixeira, a capo del Pantanal Regional Environment Programme.
La zona ha una superficie di circa 102 000 chilometri quadrati, pari cioè alla Grecia, ma si sta rimpicciolendo di anno in anno. Sebbene i ricercatori temano un "effetto Florida", le cose oggi non sono comunque già cosí preoccupanti come negli USA. In Florida, dell'antica estensione delle paludi ormai non ne rimane che un quinto. Lo Stato americano però deve affrontare una pressione da parte di milioni di persone assolutamente non paragonabile con quella della regione sudamericana.
Il Pantanal comunque è vitale perché regola il corso di due fiumi importanti, il Paraguay e il Paranà e ospita 650 specie di uccelli, 190 di mammiferi, 270 di pesci e 1100 di farfalle. A rischio sono però anche altre aree umide in tutto il mondo. "I cambiamenti climatici — dice il rapporto — possono alterare in modo decisivo le dimensioni e la composizione delle paludi di tutto il pianeta". In particolare, un aumento della temperatura compreso tra i 3 e i 4 gradi centigradi potrebbe portare alla perdita dell'85% delle aree umide ancora esistenti oggi.
Uno studio di due agenzie specializzate delle Nazioni Unite lancia l'allarme: stiamo sfruttando troppo le risorse terrestri.
L'età stimata fino a oggi sulla base dei crateri di impatto potrebbe essere sbagliata: molti crateri infatti sarebbero stati calcolati male.
Onde d'urto causate da scontri tra protogalassie potrebbero aver originato le prime stelle.
Frutto di una collaborazione internazionale, lo strumento scientifico sarà lanciato il prossimo giugno dalla base russa di Bajkonur.
L'errore è stato ammesso dalla multinazionale Syngenta che però sottolinea che non ci sono rischi per la salute umana.
Il riscaldamento globale spinge i volatili a cambiare rotta e questo genera una catena che influenza la biodiversità delle specie acquatiche.
Una colla naturale favorisce la grande diffusione della Caulerpa taxifolia che sta infestando le coste mediterranee.
I telescopi dell'ESO hanno individuato un gruppo di stelle con una massa 100 000 volte quella del nostro Sole.
Il telescopio Spitzer ha rilevato il calore emesso sotto forma di infrarossi da due lontani giganti gassosi.
Un successo i primi esperimenti della NASA per robot nanotecnologici.
In dieci dimensioni il fluido di quark e gluoni sarebbe 400 volte meno viscoso dell'acqua.
Ancora possibile lo scontro contro una penisola di ghiaccio. Potrebbe essere lo scontro tra ghiacciai più grande mai visto fino a oggi.
Simulazioni al computer evidenziano che ormai il trend verso l'aumento delle temperature è inarrestabile.
Lo studio dei dati storici dimostra che in passato le isole delle Antille sono state spesso colpite da rovinosi maremoti.
Un fisico del Relativistic Heavy Ion Collider ritiene che un suo esperimento potrebbe aver generato un micro buco nero.
Cosmologi italiani trovano una nuova spiegazione al fenomeno. Intanto però simulazioni al computer indicano che l'energia oscura è presente nello spazio tra le galassie.
Le analisi del cromosoma femminile svelano interessanti differenze nella genetica di uomini e donne.
Il cratere dell'Arizona creato da un meteorite che impattò il suolo a una velocità più bassa del previsto.
Il WWF lancia l'allarme ghiacciai, con rischio inondazioni e siccità.
Lo scheletro costruito con calchi di ossa originali svela le differenze tra i sapiens e i neandertalensis.