I dati del progetto FISR-CNR dimostrano che il divario tra i paesi mediterranei ed Europa sta diminuendo.
Europa e Mediterraneo sempre più vicini almeno sul fronte demografico. A suggerirli i primi risultati del progetto FISR-CNR, prossimo alla chiusura dopo due anni di lavoro di cinque gruppi di ricerca CNR e universitari su temi come la fecondità, i modelli famigliari, il sommerso nelle economie, le politiche per lo sviluppo e la cooperazione.
I dati indicano che l'Unione Europea dei 15 più Malta dovrebbe passare da 150 a 180 milioni di persone circa, l'area balcanica si dovrebbe mantenere intorno ai 25 milioni, quella del Nordafrica dovrebbe triplicare i 70 milioni di abitanti iniziali, come pure quella mediorientale (da 50 a 150).
Sul fronte della fecondità, i paesi delle sponde meridionali si avvicineranno a quelli delle sponde settentrionali: nella UE e nei Balcani si scenderà dai 2,5 figli per donna del 1970 all'1,8 del 2030, mentre nel Nordafrica e in Medio Oriente, da 6,5 e 5,5 a 2 figli circa. Anche il divario per la speranza di vita tra i Paesi mediterranei più e meno longevi si riduce sensibilmente: era di 20,8 anni nel 1970, è sceso a 11,4 nel 2000 e sarà di 8,5 nel 2030.
Partendo da differenze abissali, si riscontra quindi una certa convergenza. L'invecchiamento della popolazione riguarda tutto il Mediterraneo, anche se in Maghreb e Medio Oriente si passa dal 4% al 9% di ultrasessantacinquenni, mentre in UE e Balcani dal 9% e 7% al 20% circa. L'invecchiamento della popolazione lavorativa potenziale vede invece ai due estremi l'UE, dove il rapporto tra 15-39enni e 40-65enni scende dall'1,25% allo 0,6% (il sorpasso degli over 40 è in corso in questi anni), e il Nord Africa, che però vede un decremento, dal 2,3% all'1,7-1,8%, dopo una fase di crescita che ha visto il suo picco nel 1995 con il 2,5%.
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