Il fenomeno è stato scoperto da ricercatori americani e dimostra l'esistenza di un maser all'interno di una nube spaziale.
Una nube spaziale sta emettendo segnali laser luminosi a impulsi regolari amplificando quelli che sembrano provenire da quanto rimane di una stella morta che sta ancora ruotando, una pulsar. La scoperta, pubblicata oggi sulla rivista "Science", è stata realizzata da un gruppo di astronomi coordinati da Joel Weisberg del Carleton College di Northfield nel Minnesota, e rappresenta la prima dimostrazione che questi meccanismi maser, possono essere presenti anche all'interno di una nube spaziale.
La stella in questione, chiamata B1641-45, è stata osservata dai ricercatori nel settembre del 2004, usando il telescopio Parker nel Nuovo Galles del Sud in Australia. Tra questa pulsar e la Terra è frapposta una nube di gas interstellari che assorbe parte dei segnali emessi dalla stella stessa. Ma alla specifica frequenza di 1720 megaherz la nube agisce come un maser spaziale. Le molecole di OH (ossidrili) della nube amplificano la radiazione emessa dalla pulsar, emettendo a loro volta una radiazione del tutto identica.
"Gli esseri umani — spiega il ricercatore — hanno inventato i maser negli anni Cinquanta, mentre la natura lo ha fatto molto prima". In realtà fin dagli Sessanta gli astronomi erano convinti che questo fenomeno si verificasse in natura, dal momento che avevano identificato l'emissione di radiazioni da nubi interstellari in frequenze che erano possibili solo per un maser.
In questo caso però è la prima volta che si individua un maser di una nube interstellare che "batte" in perfetto accordo con la pulsazione di una stella. "La nube amplifica il segnale solo del 5%, ma altre nubi lo potrebbero fare di più", dice ancora il ricercatore. E in effetti alcuni scienziati pensano che questa caratteristica potrebbe essere sfruttata per inviare messaggi nello spazio. Una specie intelligente potrebbe mandare un messaggio nella nube in modo da farlo amplificare senza che venga distorto.
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