La differenza tra le temperature invernali e quelle estive è la chiave per la nascita della coltre ghiacciata al Polo Nord.
Il meccanismo alla base della formazione dei ghiacci nelle latitudini più settentrionali del nostro pianeta è stato finalmente individuato da un team di ricercatori europei. Gli scienziati, appartenenti al GeoForschungsZentrum di Potsdam in Germania e all'Universitat Autònoma de Barcelona, hanno pubblicato le loro scoperte sulla rivista "Nature". Era già noto che un improvviso calo delle temperature 2,7 milioni di anni aveva fatto sí che gran parte dell'Europa e dell'America Settentrionale, nonché l'Oceano Artico venissero ricoperti di ghiaccio.Quello che però mancava ancora al puzzle era il tassello che spiegasse in che modo si fosse formato questo ghiaccio.
Secondo i ricercatori, il meccanismo scatenante sarebbe stata la grande differenza fra le temperature invernali e quelle estive: una differenza di circa sette gradi centigradi. Le estati diventarono insomma più calde, mentre gli inverni più freddi, favorendo l'evaporazione, l'aumento dell'umidità nell'aria e in ultima analisi l'incremento delle precipitazioni nevose. All'arrivo dell'inverno, la temperatura diminuiva improvvisamente provocando la formazione del ghiaccio.
Rimane però aperta un'altra questione, e cioè come si sia formato questa differenza tra le temperature invernali e quelle estive. Secondo i ricercatori questo potrebbe dipendere dalla stratificazione delle acque oceaniche causate da un grande afflusso di acqua dolce. La stratificazione ha fatto sí che le acque si mescolassero meno fra loro, formando strati di densità e salinità diversa. All'arrivo della primavera, gli strati più superficiali iniziavano a riscaldarsi, aumentando l'evaporazione, e questo processo continuava per tutta l'estate. In inverno, invece, la discesa della temperatura provocava un raffreddamento dei vari strati che si rifletteva anche in un raffreddamento generale delle temperature.
Una nube spaziale di gas avrebbe trasformato la Terra in una gigantesca palla di neve e condotto molte specie all'estinzione.
Uno studio pubblicato su "Science" sembra porre fine alla querelle sull'intelligenza della nuova specie umana scoperta in Indonesia.
Aumenta il fitoplancton nei mari di tutto il mondo: a essere interessate da questo fenomeno in particolare le acque costiere.
Si chiama sinestesia ed è la capacità di mescolare sensazioni che provengono da organi di senso diversi. È questa qualità che può rendere grande un musicista.
Misurato per la prima volta il fenomeno che si verifica all'interno delle bolle di gas in un liquido colpite da onde sonore.
La nuova specie scoperta sull'isola indonesiana di Flores genera nuove polemiche fra gli scienziati.
Questo processo, finora sconosciuto, è stato scoperto da un team internazionale di ricercatori.
Si trova a circa 9 miliardi di anni luce da noi e potrebbe gettare nuova luce sulle prime fasi di vita dell'Universo.
Allestito al CERN di Ginevra, genererà un campo magnetico superiore di 4 volte a quello terrestre.
Abili cacciatori, questi dinosauri erano stati ritrovati solo nell'emisfero settentrionale.
Le grandi dighe emettono nell'atmosfera un gas serra ancora più pericoloso dell'anidride carbonica: il metano.
Scomparsa da circa un secolo dalla marina mercantile, la propulsione a vela potrebbe presto tornare in auge grazie alle nuove tecnologie.
Un rapporto delle Nazioni Unite svela che dove gli ecosistemi non erano stati degradati dall'uomo i danni sono stati minori.
Un fossile trovato in Mongolia segnala che i conigli moderni nacquero circa 65 milioni di anni fa.
Gli insetti scelgono il legno da mangiare sulla base delle vibrazioni provocate dalle loro ganasce.
I dati della sonda Mars Express sembrano evidenziare la presenza di ghiaccio nel sottosuolo marziano.
Secondo un ricercatore americano, sulle lunghe distanze le leggi della gravità sarebbero diverse da quelle accettate oggi.
La prima vela solare dovrebbe volare ad aprile, grazie a un progetto che vede la partecipazione della Planetary Society e della Russia.
Tra due anni metà della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane.
La senape indiana, a quanto pare, è ghiotta di selenio e può liberare da questo elemento i terreni che ne sono troppo ricchi.
Il piano nazionale è ancora in embrione e non sembra essere adeguato a centrare gli obiettivi fissati dal Protocollo.