La senape indiana, a quanto pare, è ghiotta di selenio e può liberare da questo elemento i terreni che ne sono troppo ricchi.
Piante modificate geneticamente di senape indiana (Brassica juncea) sono riuscite a ripulire con successo campi contaminati dal selenio. Si tratta della prima prova sul campo per una pianta transgenica anti-inquinamento: i risultati dimostrano che questo tipo di tecnologia riesce a funzionare anche fuori dal laboratorio.
In molte regioni della California, l'irrigazione eccessiva dei campi contribuisce a sciogliere il selenio dalla roccia scistosa. Quando l'acqua evapora per effetto dei raggi solari, il selenio finisce per trovarsi in concentrazioni che sono tossiche per le piante. Già in natura però la senape indiana ha una certa resistenza al selenio ed è in grado di intrappolarlo grazie alle sue radici quando è disciolto nell'acqua.
I ricercatori, guidati da Norman Terry della University of California di Berkeley, hanno potenziato questa capacità naturale della pianta aggiungendo geni che producono enzimi "affamati" di selenio. In un articolo pubblicato sulla rivista "Environmental Science & Technology", i ricercatori spiegano che le piante transgeniche hanno dimostrato una capacità di assorbimento del selenio superiore 4,4 volte a quella della senape indiana naturale.
La ricerca ha portato alla creazione di tre tipi differenti di senape ogm, ognuno con enzimi differenti. In suoli estremamente contaminati dal selenio, le piante transgeniche hanno mostrato di poter raggiungere circa l'80% della crescita di una pianta in suoli tradizionali, mentre quelle naturali raggiungevano solo il 50%.
Il selenio era estratto dai primi 25 centimetri di suolo e le piante sono state raccolte dopo 45 giorni dalla semina. I ricercatori ritengono che se lasciate più tempo, possono anche assorbire più selenio.
Queste piante potrebbero essere usate anche per alimentare il bestiame povero di selenio.
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