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Più vecchie del previsto le prime impronte umane americane

E quindi non sarebbero umane e neanche delle vere e proprie impronte. I risultati clamorosi arrivano da una nuova datazione.

Una nuova datazione per quelle che si pensava fossero le prime impronte umane delle Americhe svela che probabilmente non sono umane e che forse non sono nemmeno delle impronte. Lo studio è stato realizzato da Paul Renne, del Berkeley Geochronology Center in California, ed è pubblicato sulla rivista Nature (Vol. 438 numero 7068).

Secondo Renne, le impronte, trovate sul Lago Valsequillo nei pressi di Puebla nel Messico Meridionale, non risalgono a 40 mila anni fa ma a un milione e 300 mila anni fa. E questo perché a essere così antica è la cenere vulcanica fossile nella quale sono fissate. Lo dimostrano le analisi chimiche sul dimezzamento degli isotopi contenuti nel materiale e una serie di analisi magnetiche. "Questo rende altamente improbabile che siano orme di esseri umani, anche se è impossibile escludere del tutto la possibilità che a quell'epoca ci fossero ominidi in America. Se così fosse sarebbe la scoperta del secolo", dice Renne.

"Non sono nemmeno convinto che si tratti di impronte di piedi", aggiunge l'esperto. La scoperta era stata fatta da Silvia Gonzalez della Liverpool John Moores University. Successive analisi di datazione avevano indicato che risalivano a 40 mila anni fa, mentre le prime presenze certe di esseri umani nelle Americhe non sono più vecchie di 14.500 anni fa.

La Gonzalez ha detto che intende ritornare sul sito messicano alla ricerca di prove incontrovertibili della sua scoperta e di aver ricevuto un finanziamento di 370 mila dollari dal Natural Environment Research Council britannico per proseguire il suo lavoro. Altri esperti ritengono che l'argomento sia ancora in discussione, ma che se non si troveranno prove decisive della presenza di impronte umane, sarà difficile continuare a sostenere che si tratta delle più antiche tracce di esseri umani mai trovate nelle Americhe.

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