Studiosi inglesi hanno trovato gli ingredienti principali della vernice con cui sono dipinti i graffiti delle caverne
Finalmente è stato scoperto il segreto della "vernice" con cui gli uomini preistorici dipingevano i graffiti nelle caverne. Il primo a porsi questo problema fu Charles Darwin, che intorno al 1850 scrisse al geochimico svedese Jons Berzelius di investigare sullo strano pigmento nero. Nonostante numerosi decenni di tentativi fatti si è dovuti arrivare a metodi di indagine moderni come il microscopio elettronico e la spettroscopia molecolare per svelare l’origine del materiale usato dai pittori preistorici. I micropaleontologi dell'Imperial College di Londra, guidati da Randall Perry, hanno infatti trovato che l'ingrediente principale è uno strato di silicio vetroso che si trova nelle rocce e nelle pareti dei canyon.
La formula finale della vernice preistorica dice quindi che questa è composta per la maggior parte da silicati, provenienti dall'atmosfera o dalla roccia stessa, che con il tempo si stratificano formando il pigmento. Questo va contro alcune teorie precedenti, che sostenevano che a formare il pigmento nero fossero dei microorganismi che vivevano all’interno delle rocce. Se così fosse, dicono i ricercatori inglesi autori dello studio, la composizione sarebbe stata ricca di ferro e manganese, tipici prodotti di scarto del metabolismo di questi esseri microscopici.
Un'altra scoperta del team di Perry è stata che come l'ambra conserva perfettamente gli insetti dell'età della pietra, anche la vernice ingloba elementi della biologia che la circonda, come amminoacidi, frammenti di Dna, e anche microorganismi. "Se un materiale del genere esistesse anche su Marte" ha spiegato Perry, "vi si potrebbero trovare eventuali tracce di vita". La proprietà del materiale di fare da archivio biologico può essere usata anche per ricavare indizi sui cambiamenti climatici.
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