Satelliti dell’ESA hanno registrato la rottura della crosta terrestre che si è verificata in Etiopia nel settembre 2005
Grazie a un sistema di satelliti, Tim Wright del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Oxford e i suoi colleghi, hanno osservato la più grande frattura singola nella crosta continentale terrestre. Lo studio è stato pubblicato sull’ultimo numero di Nature (Vol. 442, numero 7100, pp. 291-294).
Envisat, il satellite radar dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ha permesso di registrare nel tempo i movimenti del suolo avvenuti durante la spaccatura della crosta terrestre nella depressione di Afar, in Etiopia, nella parte meridionale del Mar Rosso. Qui la crosta viene continuamente stirata e assottigliata dall’allontanamento della placca tettonica araba rispetto a quella africana, fenomeno che ha dato luogo alla formazione dello stesso Mar Rosso nella parte nord della Grande Rift Valley. Queste osservazioni aiutano a capire perché queste spaccature continentali siano divise in segmenti.
Negli ultimi 30 milioni di anni i processi di frattura si sono verificati con continuità e spesso hanno creato eventi disastrosi: in genere la rottura della crosta dà luogo a rollii, accompagnati da terremoti e attività vulcanica. Uno di questi eventi si è verificato nel settembre del 2005 nel massiccio di Dabbahu presso la depressione di Afar: al suo interno è contenuto un segmento dell’intero Rift di circa 60 km, che in quest'occasione si è aperto completamente.
Il magma è quindi fuoriuscito dalle camere al di sotto dei vulcani Dabbahu e Gabho a Nord del segmento, riempiendo gli spazi che si sono creati con l’allontanamento di circa 8 metri dei bordi della placca. In tutto sono percolati nella spaccatura circa 2,5 chilometri cubici di magma, che sono andati a formare una nuova crosta continentale.
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