Uno studio pubblicato su "Geophysical Research Letters" svela una caratteristica finora poco nota delle tempeste tropicali.
Il segnale che permette di individuare un uragano molto violento è rappresentato dalle cosidette "torri bollenti" (hot tower). A sostenere questa ipotesi è un articolo pubblicato sulla rivista "Geophysical Research Letters" (vol. 32 2005) da Owen Kelley del Goddard Space Flight Center della NASA e della George Mason University.
Le osservazioni fatte sia da terra che dai satelliti mostrano che se in un uragano le torri bollenti rappresentano circa il 33% delle celle nuvolose che circondano l'occhio del ciclone, allora la percentuale di rischio che questo fenomeno atmosferico arrivi alla potenza più estrema è dell'82%. Al di sotto del 33%, invece, la probabilità cala al 17%. "Sono rimasto impressionato - ha detto Kelley - dal livello di correlazione tra la presenza delle torri bollenti e l'intensità dei venti dell'uragano".
Le torri bollenti sono dei fenomeni che visti da un satellite assomigliano al fungo di una esplosione atomica. Di fatto sono create da una rapida ascesa dell'aria innescata dal riscaldamento dell'aria nei pressi della superficie del mare. Usando i dati del satellite Tropical Rainfall Measuring Mission e quelli ottenuti dai radar Doppler sulle tempeste tropicali che si sono avvicinate negli anni passati alla costa degli Stati Uniti, Kelley è giunto alla conclusione che le torri bollenti sono fenomeni che rafforzano la violenza degli uragani.
Purtroppo come segnale d'allarme hanno le loro pecche: soprattutto possono essere usate solo quando le tempeste sono vicine alla terraferma, perché i radar Doppler riescono a individuarle solo quando si trovano a dodici ore di distanza dalla costa. E questo lascia ben poco tempo per l'evacuazione e i preparativi per limitare i danni degli uragani. Per questo Kelley consiglia di costruire la prossima generazione di sistemi di avvistamento il più possibile vicino alla costa.
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