Meccanismi geologici potrebbero spiegare la presenza del gas che alcuni ricercatori avevano associato all'attività batterica.
Il metano presente nell'atmosfera marziana non viene da processi biologici, ma geologici. è questa l'ipotesi avanzata da alcuni geologi americani dopo che nei mesi scorsi alcuni scienziati, tra cui l'italiano Vittorio Formisano, avevano suggerito per spiegare la presenza di questo gas l'esistenza di batteri produttori di metano nel sottosuolo del pianeta rosso.
In un articolo pubblicato sulla rivista "Geophysical Research Letters" Chris Oze e Mukul Sharma del Dartmouth College sottolineano che il metano sarebbe frutto del processo di trasformazione dell'olivina marziana in serpentina e metano. "Il processo è ben conosciuto — scrivono i due ricercatori — ma fino a oggi nessuno si era mai preso la briga di calcolare quanta olivina fosse necessaria per spiegare la presenza di tutto quel metano nei cieli del pianeta rosso".
Il processo consumerebbe circa 80 000 tonnellate di olivina l'anno e per mandare continuamente nell'atmosfera la quantità di metano individuata dalle sonde nel corso di tutti i 4,5 miliardi e mezzo di esistenza del pianeta sarebbe servito uno strato spesso 50 centimetri sparso a pochi chilometri di profondità dalla superficie del pianeta, cioè circa un milionesimo della massa totale di Marte. "Una quantità piuttosto limitata" scrivono i due ricercatori.
Il processo è semplice: quando l'olivina è sottoposta a calore sotto pressione reagisce con l'acqua e il metano, lasciando come unico risultato un minerale, la serpentina, e il metano sotto forma di gas. I ricercatori sottolineano che i dati geologici indicano l'esistenza di queste condizioni sotto la superficie del pianeta e che i rover hanno già individuato la presenza dell'olivina sulla superficie planetaria. Manca ancora la prova definitiva però: e cioè la presenza della serpentina, il minerale prodotto dal processo di distruzione dell'olivina. Senza di questa l'intera teoria verrebbe meno.
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