Le cerimonie con l'uccisione dei bambini durante l'impero incaico avevano un profondo significato sociale e politico oltre che religioso.
I sacrifici dei bambini nelle comunità Inca prima della conquista spagnola erano legati a una sorta di tributo raccolto per lo Stato, in modo simile a quanto accadeva per le tasse. In un articolo pubblicato sulla rivista Journal of Anthropological Archaeology, Tamara Bray, un professore associato alla Wayne State University spiega che ancora oggi, pur non facendo sacrifici umani, le comunità andine tendono a fare delle offerte alle montagne, affinché proteggano ogni giorno il loro territorio.
L'analisi del DNA delle vittime trovate in vari siti, tra Argentina, Perù ed Ecuador, ha mostrato che le vittime avevano una età compresa tra i quattro e i dieci anni e che i bambini non erano imparentati fra loro. In generale, gli emissari dello Stato centrale andavano nelle province a prendere i bambini: le donne venivano inserite nella classe delle "acllakun" o donne scelte e diventavano così delle servitrici dello Stato. Meno si sa invece dei ragazzi, che spesso erano scelti tra i figli dei signorotti locali.
Tra questi, gli emissari sceglievano poi i ragazzi e le ragazze più belli e virginali per le cerimonie chiamate capacocha, che univano un significato religioso a quello politico e sociale. Ma in altre cerimonie, ancora più importanti e chiamate huacas, i bambini venivano sacrificati e sepolti nel sito stesso come se fossero una coppia, marito e moglie. Le vittime erano drogate e probabilmente non sentivano troppo dolore nel corso delle cerimonie, anche se i metodi di uccisione erano violenti. Venivano poi seppellite con molti oggetti in terracotta, sia se erano di stirpe nobile che se erano plebei.
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