Più piccolo di Plutone ruota intorno a una pulsar a 1500 anni luce da qui. La sua scoperta potrebbe darci delle nuove informazioni sulla formazione dei pianeti terrestri extrasolari.
È grande un quinto di Plutone e quindi può essere considerato più un planetoide che un pianeta vero e proprio, però è anche l'oggetto celeste più piccolo mai scoperto fino a oggi in un sistema solare che non è il nostro. Il pianeta si trova a circa 1500 anni luce dalla Terra e orbita attorno a una pulsar, una stella di neutroni, chiamata PSR B1257+12. La pulsar è quanto resta dell'esplosione di una stella massiccia che si trovava nella costellazione della Vergine.
Gli scopritori del nuovo pianeta, Alex Wolszczan della Penn State University e Maciej Konacki del Caltech Institute, avevano già individuato altri tre pianeti rocciosi attorno alla pulsar, che ha un sistema planetario molto simile a quello solare, anche se molto più piccolo. I tre pianeti hanno infatti delle orbite situate in posizioni simili a quelle di Mercurio, Venere e la Terra rispetto alla stella. Il quarto pianeta si trova in quella che nel Sistema solare sarebbe la posizione della fascia degli asteroidi.
"Le nostre osservazioni — ha detto Wolszczan presentando i risultati della ricerca a un convegno sulla formazione dei pianeti in corso ad Aspen — escludono la possibilità che oltre questo quarto pianeta ce ne possa essere uno più grande. Dunque, quello che abbiamo scoperto potrebbe essere l'oggetto più grande all'interno di una nuvola di detriti, che sono i resti della nebulosa da cui si è formato il sistema planetario".
La scoperta è stata resa possibile dal fatto che le pulsar inviano impulsi di energia molto regolari, soprattutto quelle che ruotano su se stesse alle massime velocità. "Questi impulsi subiscono delle variazioni a causa della presenza dei pianeti e quindi possiamo localizzare i pianeti analizzando queste variazioni", ha spiegato il ricercatore.
L'esistenza di pianeti rocciosi in orbita attorno a una pulsar dovrebbe confermare l'ipotesi che i pianeti simili alla Terra o a Marte si formano piuttosto normalmente e non sono solo una eccezione del nostro Sistema solare. "Però la nostra scoperta potrebbe anche suggerire che per la loro formazione servono eventi speciali. Nel caso del Sistema solare molti astronomi pensano che si potrebbe trattare dell'esplosione di una supernova nelle vicinanze", ha concluso il ricercatore.
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