Reperti venuti alla luce in Inghilterra riportano indietro di 200 000 anni la data di colonizzazione delle regioni a nord delle Alpi.
Gli esseri umani hanno colonizzato l'Europa settentrionale circa 200 000 anni prima di quanto pensato. Lo rivela un articolo pubblicato sulla rivista "Nature" (vol. 438 numero 7070) da un gruppo di ricercatori coordinati da Chris Stringer del Natural History Museum di Londra. I ricercatori hanno portato alla luce degli utensili in pietra nell'Inghilterra orientale risalenti a 700 000 anni fa. Prima si pensava che le isole britanniche e l'Europa settentrionale non fossero state colonizzate prima di 500 000 anni fa.
Ancora non è possibile dire quale specie del genere Homo abbia colonizzato l'Inghilterra, ma Stringer pensa che si tratti dell'Homo heidelbergensis o dell'Homo antecessor. Fino a oggi erano stati ritrovati nel Vecchio Continente reperti più antichi. Risalivano a circa 800 000 anni fa e sono venuti alla luce in Spagna e in Italia. Questo ha fatto pensare per anni che le regioni più settentrionali non fossero state colonizzate molto presto.
I reperti portati alla luce sono 32 e sono fatti di selce nera. Sono stati scoperti a Pakefield nel Suffolk da un archeologo dilettante. L'orientamento magnetico da nord a sud indica che appartengono a un tempo successivo a circa 780 000 anni fa, quando il campo magnetico terrestre si è invertito. Nello stesso sito sono stati trovati anche dei resti fossili di alcune specie tipiche di 700 000 anni fa, come l'arvicola d'acqua. Inoltre l'analisi di alcune lumache d'acqua con una nuova tecnica basata sulla disgregazione degli amminoacidi conferma la datazione.
All'epoca le isole britanniche erano collegate all'Europa da un ponte di terra e avevano un clima simile a quello moderno del Mediterraneo. Fu probabilmente proprio questo clima caldo a favorire l'emigrazione degli esseri umani dall'Italia e dalla Spagna verso nord.
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