Nel corso del convegno il vice ministro Possa ha detto di ritenere impossibili da raggiungere entro il 2010 gli obiettivi fissati a Lisbona.
I principali enti di ricerca italiani hanno aderito alla Carta europea dei ricercatori durante una cerimonia ufficiale, promossa dall'Enea e tenuta in Campidoglio. Nella sala dove fu firmato il trattato di fondazione della Comunità Europea i rappresentanti di enti, istituti e fondazioni si sono impegnati ad adottare nelle loro strutture un insieme di regole che permetta di offrire condizioni di lavoro eque, di sviluppare il mercato del lavoro, di migliorare le retribuzioni e favorire migliori prospettive professionali.
"Fa parte della strategia sancita a Lisbona - ha detto Luigi Paganetto, commissario straordinario dell'Enea - allargare lo spazio europeo della ricerca e creare migliori condizioni di lavoro ai ricercatori". Secondo il viceministro con delega alla ricerca Guido Possa si tratta di un importante "passo in avanti verso la giusta direzione, e cioè il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona". Ma Possa ha anche ricordato come raggiungere questi obiettivi entro il 2010 (cioè 700 mila ricercatori in più nell'intera Unione Europea e investimenti pari al 3 per cento del Pil dei paesi membri) "sarà probabilmnte impossibile, visto che siamo già nel 2005".
La carta non richiede adesioni obbligatorie, ma solo volontarie, e per il momento è stata accolta, oltre che dallItalia, da Svizzera, Slovacchia, Francia, Germania e Lituania. "Ora la vera scommessa - ha detto il responsabile delle risorse umane del direttorato della Ricerca della Commissione Europea Raffaele Liberati - è l'applicazione della Carta".
Il rischio infatti è che, come molte buone intenzioni, rimanga lettera morta. Un pensiero ai giovani ricercatori è venuto anche da Rita Levi Montalcini. Il premio Nobel, dopo aver ricordato che in Italia la qualità dei giovani scienziati è altissima e di pari livello a quella degli altri paesi, ha chiesto di porre fine della piaga del precariato. "Fare il precario per i primi due, tre anni di lavoro va anche bene - ha detto la Montalcini - Poi però serve stabilità".
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