La ricerca pubblicata su "Nature" non avrà scopi commerciali ma potrà essere usata in molte applicazioni scientifiche.
Un congegno da tavolo per realizzare la fusione nucleare è stato costruito da un gruppo di ricercatori dell'Università della California di Los Angeles guidati dal fisico Seth Putterman. I ricercatori sottolineano comunque che il congegno non ha alcuna applicazione commerciale, perché non sostiene una reazione termonucleare a catena. Potrebbe però essere utile per alimentare piccole sonde spaziali e nel trattamento del cancro.
Il congegno, descritto sulla rivista "Nature", ha le dimensioni di un tostapane e si basa su un cristallo piroelettrico di tantalato di litio che produce un forte campo elettrico se viene riscaldato, facendolo passare da una temperatura inferiore allo zero a una vicina a quella ambientale. Al campo viene fatta raggiungere la potenza sufficiente ad accelerare un campo di ioni di deuterio fino all'1% della velocità della luce. Quando gli ioni colpiscono un bersaglio con nuclei di deuterio, questi si fondono fino a formare elio 3, una combinazione di due protoni e un neutrone. Il processo provoca l'emissione di circa 1000 neutroni al secondo e facendo in modo che il cristallo si riscaldi lentamente la fusione può essere sostenuta per circa otto ore.
In realtà un sistema simile è già usato in congegni di uso commerciale, destinati a determinare a distanza la composizione di certi materiali. Ad esempio negli aeroporti per verificare il contenuto di bagagli sospetti. In queste applicazioni, però, sono necessari dei grandi acceleratori di particelle piuttosto costosi che richiedono il consumo di elevate quantità di energia. "Il vantaggio dell'uso del cristallo è che non richiede grandi quantità di energia", spiega Putterman.
Tra le possibili applicazioni la terapia contro il cancro. Le radiazioni potrebbero essere dirette con grande precisione sulle cellule cancerose e il dispositivo potrebbe essere spento e acceso a piacimento. Inoltre l'acceleratore piroelettrico potrebbe essere usato in sonde spaziali, come propulsore. Già sulla sonda europea Smart-1 è stato usato infatti un motore a ioni e questo congegno potrebbe rappresentare una ulteriore evoluzione.
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